CBF, l’unione fa la forza

Consorzio Bottiglierie Fiorentine riunisce grossisti e negozi al dettaglio di vini e dolciumi, i cui prodotti sono rivolti al canale Horeca
CBF, l’unione fa la forza

Una mission dichiarata fin dalla fondazione: servire gli associati. Il Consorzio Bottiglierie Fiorentine (CBF), nato nel 1979 su iniziativa di alcuni imprenditori proprietari di negozi di dolciumi e liquori, chiamati a Firenze “bottiglierie”, ha sempre posto al centro della propria strategia l’interesse dei soci.

Nel corso degli anni il consorzio si è evoluto, con l’integrazione di alcune società di distribuzione beverage. Un’evoluzione che ha portato alla realizzazione, nel 2008 di una piattaforma distributiva per smistare i prodotti agli associati. Per conoscere più da vicino la realtà CBF, abbiamo intervistato il presidente Alvaro Cerfagli.

Quanti sono oggi i soci del Consorzio Bottigliere Fiorentine?

Quaranta, di cui il 60% rappresentato da grossisti di bevande e il 40% da negozi al dettaglio di vini e dolciumi”.

Qual è il vostro fatturato?

Nel 2020, che ovviamente ha risentito dell’emergenza pandemica, il fatturato aggregato, considerando tutti i nostri soci, è stato di 14 milioni di euro, circa il 20% in meno rispetto al 2019. Per il 2021 prevediamo di crescere rispetto al dato dello scorso anno”.

LA CONTRATTAZIONE CON I PRODUTTORI

In quali zone svolge l’attività CBF?

Il consorzio è nato a Firenze, ma nel corso degli anni, con l’arrivo di nuovi soci, abbiamo ampliato la zona di operatività, che oggi, oltre alla Toscana, comprende anche Lazio, Umbria, Marche e Liguria”.

Quali sono i vostri clienti principali?

Bar e ristoranti, quindi l’Horeca, rappresentano i nostri interlocutori più importanti”.

Quali sono le merceologie trattate dal consorzio?

Praticamente tutto il mondo beverage, quindi vini, spumanti, liquori, distillati, acque, bibite, birre, succhi, ecc., e i prodotti dolciari, che storicamente sono il core business di una parte dei nostri soci”.

Qual è il fulcro dell’attività della sede centrale del consorzio?

Direi che sono due le attività principali. La prima riguarda la stipula di contratti con le aziende della produzione: ogni anno tutti gli accordi commerciali vengono ridiscussi e possibilmente migliorati, cercando sempre di ottenere le migliori condizioni rispetto, in particolare, alle potenzialità di acquisto degli associati“.

“La seconda attività è relativa alla piattaforma distributiva, che viene utilizzata per lo smistamento agli associati di grosse partite di prodotti. Pensiamo, per esempio, alle importazioni dirette di Champagne Mathieu e altri prodotti francesi, all’approvvigionamento delle referenze a marchio, che hanno sempre in giacenza una scorta minima, agli acquisti nella stagione estiva di prodotti strategici del periodo (succhi, birre, bibite, ecc.)“.

Oltre alle suddette attività, il consorzio pubblica ogni anno due cataloghi: estivo, una vetrina dei prodotti tipici del periodo; invernale, che riguarda il periodo natalizio e tutto il settore della regalistica (scatole, pacchi, cesti contenenti il meglio di quanto offre il mercato in questo settore)”.

I TRE FATTORI VINCENTI

Quali sono i plus di CBF?

I fattori vincenti della nostra strategia sono tre: servizio rapido ed efficiente, ampio assortimento e competenza nel rapporto con i fornitori e i clienti. In particolare, vorrei sottolineare la grande competenza dei nostri soci, per ragioni storiche, relativamente a vini, liquori, distillati e prodotti dolciari”.

Prima ha parlato di prodotti a marchio: quanto sono importanti?

Hanno un ruolo fondamentale. Stiamo parlando di una gamma di vini, liquori, distillati e prodotti dolciari di fascia alta”.

LE STRATEGIE ANTI-PANDEMIA

L’ultimo anno e mezzo è stato piuttosto difficile per il comparto fuori casa. Come ha affrontato la situazione CBF?

“Il momento peggiore è stato indubbiamente il primo lockdown, tra marzo e maggio 2020, dove l’attività dei nostri associati, e quindi del consorzio, era praticamente ferma. Gradualmente la situazione è migliorata e l’estate 2020 ha fatto registrare ottimi dati di vendita. Poi, quando è scattato il secondo lockdown, a novembre 2020, i nostri soci hanno riscoperto quella che era la loro attività storica degli anni 70 e 80: il porta a porta, ovvero la vendita diretta al consumatore, a cui si sono aggiunte le vendite online. Questo ha permesso di compensare, in parte, le perdite dovute alle chiusure di bar e ristoranti. È importante sottolineare che in questo lungo periodo di emergenza il consorzio è sempre stato al fianco degli associati, fornendo assistenza e consigli, sia in merito alle norme igienico-sanitarie legate alla pandemia, sia, più in generale, sulla gestione della situazione emergenziale”. 

Quale importanza ricopre il digitale per CBF?

È molto importante. Sul sito del consorzio abbiamo realizzato un’area riservata ai soci, che possono fare gli ordini della merce direttamente al nostro magazzino centrale e visionare i contratti commerciali stipulati con le aziende di produzione. Inoltre, sempre all’interno dell’area riservata, abbiamo istituito una pagina “forum”, dove i nostri soci possono discutere e scambiarsi opinioni e informazioni sulle varie tematiche relative alla loro attività. Questo è un aspetto rilevante per il nostro consorzio: non mi stanco mai di dire, infatti, che i nostri soci, prima che colleghi, sono amici, per cui lo spirito di collaborazione è molto forte e fa parte del nostro DNA”.

Parliamo di formazione. Come è organizzata questa attività?

Nella sede centrale abbiamo un’aula dove organizziamo, in collaborazione con i nostri fornitori, masterclass ed educational per informare i soci sulle caratteristiche di determinati prodotti o illustrare le novità dei produttori. Ogni socio, poi, svolge un’attività di formazione per il suo personale, in maniera autonoma”.

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