Tre sfide per l’autunno dei ristoranti Usa

Inflazione, personale e variante Delta: un studio di Goldman Sachs su 117 insegne rivela i dati critici per la ripartenza del fuoricasa
Tre sfide per l’autunno dei ristoranti Usa

Il tanto agognato ritorno alla normalità fissato per l’autunno 2021 si sta rivelando per i ristoranti americani decisamente più complesso del previsto: gli effetti della campagna vaccinale e la propensione spiccata a tornare al consumo fuori casa non bastano, a quanto pare, a contrastare sfide come l’impatto dell’aumento dei prezzi delle materie prime, una ricerca sempre più affannosa di personale e l’incognita rappresentata dalla variante Delta di Covid-19. In un articolo su Cnbc.com, Kate Rogers cita i dati raccolti da Goldman Sachs nello studio “10.000 Small Business Voices”: l’84% dei titolari di attività di ristorazione dichiara di essere molto preoccupato per il tasso crescente di contagi da variante Delta, contro un dato medio del 75% negli altri settori. La quasi totalità del campione dichiara di aver registrato un aumento dei costi di gestione, con il 93% che ha visto salire il tasso di inflazione dallo scorso giugno, con conseguente impatto su bilanci già traballanti. 

SCARSITÀ DI PRODOTTI E AUMENTO DEI COSTI MEDI

La contestualizzazione di questi dati in una delle 117 insegne coinvolte nell’indagine aiuta a capire meglio la portata del fenomeno: Ruby Bugarin è la titolare della catena Margaritas and Pepe’s, nell’area di Los Angeles e dichiara di avere dovuto vedersela sia con una minore disponibilità di prodotto, sia con un aumento dei costi medi. “Facciamo più fatica a trovare granchi, il prezzo di pollo e maiale è aumentato più di un dollaro al chilo e la crescita dei prezzi è generalizzata. Gli avocado sono passati da 40 dollari a cassetta a 85 dollari». Impossibile, sostiene la ristoratrice, far cadere per intero questi ricarichi sui clienti: “Per ora ci siamo limitati ad alzare i prezzi un paio di volte l’anno“. 

SFIDE PIÙ COMPLESSE SUL PERSONALE PER IL 79%

E poi c’è il tema dell’aumento del costo del lavoro: il 79% del campione dichiara che le sfide legate al personale sono diventate più complesse con la pandemia, contro una media del 64%. “Avrei l’esigenza di aggiungere un paio di cuochi nelle mie location” – dice ancora Bugarin – “ma per il momento preferisco pagare il personale esistente per fare qualche ora di straordinario. Non si trovano candidati interessati e le misure di protezione dal contagio che devono essere adottate dal personale non sono chiare“. Sulla scarsità di forza lavoro, arriva il dato allarmante della National Federation of Independent Business, secondo cui lo scorso agosto, per il secondo mese di fila, il numero di posti di lavori offerti che non hanno trovato candidati è salito sopra la media dopo quasi 50 anni. 

SOLO IL 38% DELLE PICCOLE ATTIVITÀ CREDE ALLA RIPRESA

In un’indagine dello scorso giugno, il 67% dei titolari di piccole attività aveva dichiarato di essere ottimista e di credere che gli Stati Uniti si stessero avviando verso la ripresa. E questo nonostante l’inflazione e le sfide legate al personale. Oggi quel numero è sceso al 38%“, dichiara Joe Wall, national director di 10,000 Small Businesses Voices. “La causa principale di questo crollo di fiducia è l’aumento dei casi di variante Delta, che ha fatto perdere le speranze di molti in un’uscita definitiva dall’incubo“. 

L’ACCESSO AL CREDITO PER SOPRAVVIVERE

Sempre secondo i dati Goldman Sachs, circa il 40% degli operatori del settore Horeca teme di dover ricorrere a prestiti e finanziamenti per sopravvivere: un dato ancora una volta significativamente più alto della media (29%). La Small Business Administration ha annunciato che ci sarà un rialzo al tetto inizialmente fissato per l’Economic Injury Disaster Loan program for businesses, un programma di finanziamento agevolato per le attività in difficoltà: sarà possibile richiedere sino a 2 milioni di dollari e i destinatari potranno utilizzare i fondi per pagare debiti gestionali, così da non gravare sul fronte commerciale.

ATTESO UN SECONDO ROUND DEL REVITALIZATION FUND

Prosegue, nel frattempo, la richiesta da parte dei piccoli ristoratori di rifinanziare il Restaurant Revitalization Fund da 26,8 miliardi di dollari, andato immediatamente esaurito per l’enorme numero di domande presentate. “Siamo stati in grado sinora di aiutare più di 100 mila attività in tutto il paese. Ma la domanda è stata 2,5 volte la disponibilità“, ha dichiarato Isabel Guzman, dirigente di SBA. Che aggiunge: “Non posso prevedere come si esprimerà il Congresso sul rifinanziamento ma posso garantire che resteremo al fianco dei ristoratori, per ottimizzare al meglio modalità e costi operativi ed eventualmente i fondi ricevuti.

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