Le challenges funzionano ancora? McDonald’s dice di sì

Chi crede ancora nelle challenges? Sicuramente Dario Baroni, AD di McDonald's. Influencer si sfidano a colpi di ironia, likes e ricette nell'ultima #McChickenChallenge!
Le challenges funzionano ancora? McDonald’s dice di sì

In inglese challenge significa sfida, competizione. In social-ese challenge significa sfida, competizione a colpi di likes e views. Pratica comune del marketing digitale, solitamente vede due influencers “rivali” per gioco pronti a gareggiare in un format #adv e a coinvolgere le proprie communities.

Le challenges esistono dall’alba dei primi post in feed, ma non è certo un modello inventato dai social media manager: riprende, infatti, quello dei classici giochi a punti e “prove” che siamo da sempre abituati a vedere in televisione. Con la differenza che, davanti al nostro piccolo schermo, non ci sono sconosciuti guidati a gareggiare da un famoso conduttore, come potrebbe accadere nella Prova del cuoco per intenderci, ma famosi conduttori del piccolo schermo che si sfidano. La notorietà degli influencer coinvolti è un ingrediente fondamentale per una challenge di successo: più followers hanno e più saranno in grado di aumentare la notiziabilità della sfida.

Lo sviluppo di una challenge segue un ritmo abbastanza simile che inizia con lo scandire di un hashtag brandizzato (e strutturato all’incirca così #[NomeProdotto]Challenge) e prosegue con un video che filma i due concorrenti intenti a sfidarsi, giocare e interagire con la community.

Il video, poi, viene postato sui social degli influencer che funzionano da cassa di risonanza al progetto: i fan dell’influencer-sfidante A saranno incuriositi nel vedere apparire sul feed del loro beniamino un video con l’influencer-sfidante B, che sicuramente conoscono e probabilmente seguono.

In questo modo vengono raggiunti occhi e likes di due communities, invece che di una sola. Il risultato? Budget più impegnativi di avvio del progetto, ma reach e notiziabilità sicuramente amplificata.

IT’S CHALLENGE TIME: L’ESEMPIO DI MCDONALD’S

A credere nell’uso delle challenges come strumento di marketing è McDonald’s e l’AD Dario Baroni che, infatti, ci ha anche messo la faccia. Quella di McDonald’s è una challenge davvero ben riuscita e gli ingredienti del suo successo sono facilmente rintracciabili.

Innanzitutto, abbiamo detto, c’è l’hashtag brandizzato nel modo più chiaro e riconoscibile possibile: #McChickenChallenge. La sfida, infatti, ha l’obiettivo di promuovere le Mc Chicken Variations, altra brillante operazione di marketing del colosso americano che ha visto la collaborazione con GialloZafferanno nella riscrittura e proposta di 3 nuove ricette a base di pollo italiano.

A promuoverla c’è Dario Baroni che, in un evento dedicato al lancio delle Variations, ha presentato il progetto in collaborazione con Giallo Zafferano.

Le challenges, per funzionare davvero, devono svilupparsi su un tone of voice leggero e ironico capace di celebrare l’intesa, oltre alla notiziabilità, degli sfidanti. Gli influencer della #McChickenChallenge rispettano proprio queste caratteristiche: Guglielo Scilla, Valeria Angione, Tess Masazza e Frank Matano non sono solo volti noti dei social, ma anche personaggi simpatici e intraprendenti che sanno come intrattenere i propri fan, anche i giovanissimi.

La campagna, ancora in corso sui social degli influencer coinvolti e di Giallo Zafferano, sta macinando numeri notevoli, basta considerare le 110.000 views sul solo profilo della Angione raccolte in 24 ore.

Mc Donald’s ha lanciato la sfida: chi sarà pronto a duellare nel torneo delle influencer-challanges?

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