Gli chef di Washington a sostegno dei rifugiati afgani

Nonostante il periodo di crisi dalla ristorazione, arriva un altro esempio di solidarietà: una cena per la raccolta fondi a favore delle politiche di accoglienza e integrazione sul suolo americano. L’iniziativa, al ristorante vietnamita Moon Rabbit, coinvolge cuochi ex rifugiati o membri di famiglie di esuli
Gli chef di Washington a sostegno dei rifugiati afgani

Appuntamento a lunedì 13 settembre, al ristorante vietnamita Moon Rabbit, per la cena solidale a sostegno dei rifugiati afgani organizzata da nove chef tra i più quotati di Washington. Tra i promotori dell’iniziativa, racconta Anna Spiegel su The Washingtonian, c’è Seng Luangrath, titolare del diner laotiano Thip Khao and Padaek che conosce bene, per averla vissuta in prima persona, l’esperienza di chi è costretto a fuggire dalla propria realtà quotidiana. “Nel 1981 ho lasciato il mio Paese per approdare in un campo profughi in Thailandia. E, ora che vedo i filmati in tv delle migliaia di persone in fuga da Kabul, si risvegliano in me ricordi dolorosi». 

RACCOLTA FONDI PER IL POPOLO AFGANO

Scopo della cena è raccogliere fondi per sostenere il popolo afgano con una serie di iniziative che favoriscano politiche di accoglienza e integrazione sul suolo americano. Vi prenderanno parte ex rifugiati o membri di famiglie di esuli, per scelta o forzatamente. Tra loro gli chef Jocelyn Law-Yone (ristorante Thamee); Paolo Dungca (Pogiboy) Yuan Tang (Rooster & Owl); Marcelle Afram (Shababi); Rahul Vinod (Rasa); Tim Ma (Lucky Danger) ed Erik BrunerYang (Maketto). Lo chef del Moon Rabbit Kevin Tien si è speso in prima persona per l’evento, anche attraverso l’organizzazione no profit di cui ha seguito il lancio, Chefs Stopping AAPI Hate, che ha ormai raggiunto una portata nazionale.

CENA DA 195 DOLLARI

La cena include 10 portate, ognuna a cura di uno chef, e l’abbinamento con i vini. Partecipare prevede il pagamento di una quota di 195 dollari, che saranno interamente versati a Homes Not Borders, incaricata di gestire le prime necessità e la ricerca di un impiego per rifugiati e richiedenti asilo nell’area di Washington. Anche se l’annuncio della cena è stato dato relativamente tardi, Tien è fiducioso di poter vendere almeno 85 biglietti, obiettivo che consentirebbe di raccogliere oltre 16 mila dollari per l’organizzazione no profit.

MANO TESA DOPO LA CRISI

Per quanto il settore ristorazione stia attraversando un momento complesso, alle prese con la difficile ripresa post Covid, secondo la chef Jocelyn Law-Yone “nessuno ci pensa due volte quando si tratta di aiutare chi ha bisogno“. La famiglia Popal, per esempio, essa stessa composta da rifugiati afgani, ha già da tempo iniziato a raccogliere donazioni presso i due ristoranti che gestisce, Lapis e il Berliner. E José Andrés, capo del World Central Kitchen, è andato con una postazione e dei volontari all’aeroporto di Dulles, per rifocillare i profughi appena sbarcati. “Siamo nel ventre della balena“, commenta Law-Yone, un rifugiato birmano. “Vengo da una nazione disastrata e il motivo per cui non sono stato in grado di fare nulla laggiù è che è davvero difficile capire dove vanno a finire i soldi raccolti con gli aiuti internazionali. In questo caso, con questo genere di iniziative, sappiamo perfettamente quanto investiamo, quanto verrà raccolto e a chi sarà destinato. Anche in un momento in cui molti di noi sono in ginocchio, non abbiamo perso la voglia di aiutarci e sostenerci a vicenda. Specie quando si tratta di aiutare i più deboli“. 

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