Distribuzione Horeca, quale futuro all’orizzonte?

La pandemia ha spinto il settore a rivedere le proprie strategie e ad avviare processi di modernizzazione. Puntando su tecnologia e digitalizzazione, ma intervenendo anche su flessibilità, formazione e sostenibilità
Distribuzione Horeca, quale futuro all’orizzonte?

L’emergenza pandemica è passata come un tornado nella filiera del fuori casa. Modus operandi e rapporti consolidati ormai da anni tra gli attori della filiera si stanno trasformando ed evolvendo in uno scenario che fino a poco tempo fa era impensabile. In particolare nel settore della distribuzione, che collega la produzione al mondo della somministrazione (bar, ristoranti, pizzerie, catene ecc.).

I grossisti food&beverage devono affrontare cambiamenti epocali, tra nuove tecnologie, processi di digitalizzazione, ristrutturazioni, nuova gestione dei magazzini, diversificazione della clientela ed e-commerce, con gravosi problemi finanziari che mettono in peri-colo la sopravvivenza di centinaia di società. In quest’ambito sarà sempre più rilevante il ruolo dei consorzi e delle altre realtà associative, che da mere centrali d’acquisto si stanno trasformando in fornitori di servizi per i soci e l’industria.

Anche i cash&carry si trovano di fronte a evidenti trasformazioni che li stanno spingendo verso il potenziamento del servizio di consegna, il quale diventerà sempre più strategico, la diversificazione dell’offerta in funzione del negozio alimentare e di prossimità e lo sviluppo dello store virtuale, che si affianca a quello fisico nel segno della multicanalità.

Sullo sfondo, la concorrenza dei nuovi player specialisti dell’e-commerce che collegano direttamente gli esercenti Horeca con i produttori. Un fenomeno, quello delle piattaforme e-commerce per l’Horeca, che sta diventando sempre più rilevante, accorciando la filiera e rendendo efficiente e sostenibile l’approvvigionamento dei pubblici esercizi. Proprio la sostenibilità, a livello di gestio ne oculata e senza sprechidelle materie prime, con rotazioni più frequenti dei magazzini, e di procedure di consegna efficienti, contraddistingue trasversalmente i vari attori del comparto distributivo.

Abbiamo chiesto ad Angela Borghi, Responsabile Commerciale TradeLab, di aiutarci ad analizzare i trend e immaginare il futuro prossimo della distribuzione, partendo da un confronto tra lo scenario 2019 e quello dell’anno della pandemia.

IL SELL-IN SI È RIDOTTO A 16 MILIARDI

L’intermedizione nel mercato away from home, ossia gli acquisti di prodotti food&beverage da parte dei punti di consumo, valeva nel 2019 circa 26 miliardi di euro, rispetto a un valore a sell out del mercato pari a circa 85 miliardi. Nel 2020 il fuori casa ha chiuso a circa 54 miliardi di euro (-37%) con una riduzione del sell in a circa 16 miliardi di euro“. Il mercato viene conteso da grossisti (60%, pari a circa 16 miliardi nel 2019, ridottisi a meno di 10 miliardi lo scorso anno), cash&carry (16%), produttori (15%), grande distribuzione, piccolo commercio al dettaglio e mercati generali (9%).

Nel 2019 TradeLab ha censito circa 3.800 grossisti, un settore a maggior specializzazione Horeca ma ancora molto frammentato, con un 59% di operatori che fatturavano meno di 2,5 milioni di euro. In termini di canali serviti, sette operatori su dieci (il 67%) servono in prevalenza il mercato del fuori casa; il 10% ha come principali clienti i punti vendita del dettaglio tradizionale; il 17% non evidenzia una specifica specializzazione di canale; quote residuali per coloro che servono più canali, altri grossisti o privati, che in totale rappresentano poco meno del 6%.

IL COVID, ACCELERATORE DI INNOVAZIONE

Il comparto distributivo” – analizza Borghi – “ha dimostrato in quest’anno grande resilienza e capacità di adattamento. Alcuni operatori hanno saputo trasformare il difficile momento in un’opportu- nità per rinnovarsi. La pandemia ha velocizzato una serie di proces- si e di innovazioni sull’intera filiera Horeca, che TradeLab aveva previsto si sarebbero realizzati in un periodo di tempo più lungo (5- 10 anni). Vale la pena sottolineare dunque alcune trasformazioni in atto. La prima è la razionalizza zione del settore: una riduzione del numero dei grossisti era già in atto nel pre Covid e continuerà con chiusure e acquisizioni. A rafforzarsi non saranno solo i player finanziariamente più solidi, ma anche quelli che hanno mostrato maggior capacità manageriale“.

Assisteremo probabilmente a una più netta specializzazione degli operatori, nella direzione da un lato del servizio consulenziale, dall’altro del servizio logistico. Nell’ottica di accrescere le economie di scala e recuperare efficienza, i consorzi potranno giocare un ruolo fondamentale nella centralizzazione di alcune funzioni e nello sviluppo di servizi a valore aggiunto per associati e aziende di produzione. Si rafforzeranno anche i C&C: “Un primo effetto del Covid-19 è stato l’azzeramento dei forward buying, che ha danneggiato le economie dei grossisti e ha avvantaggiato i cash&carry, che hanno acquisito o consolidato clientela alla ricerca di maggiore flessibilità negli acquisti. Un secondo effetto è stata la diminuzione della solvibilità dei punti di consumo che ha favorito un maggior ricorso al cash&carry rispetto ai grossisti, con cui i punti di consumo avevano conti aperti“.

Nel post Covid, i C&C punteranno a consolidare i vantaggi competitivi acquisiti, accelerando lo sviluppo del delivery e la digitalizzazione dei processi e affermando il loro ruolo consulenziale. “La pandemia ha determinato l’affermazione di fenomeni (vedi la digitalizzazione e l’incremento di acquisti online e del delivery) che hanno accelerato l’ingresso nel comparto di nuovi player, come specialisti dell’e-commerce, siti di produttori, specialisti della logistica, che puntano su semplificazione dell’ordine, rapidità nelle consegne e prezzi concorrenziali“. Infine, la valorizzazione delle relazioni di filiera sarà un ingrediente ancor più fondamentale in futuro.

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