#ioapro, la ristorazione che si ribella al Dpcm

L’iniziativa per la riapertura dei locali monta in Rete e raccoglie già 60 mila adesioni. Salvini: "Non riescono a pagare i fornitori, basta zone gialle e arancioni". Ma la Fipe condanna la protesta
#ioapro, la ristorazione che si ribella al Dpcm

Un hashtag e un’iniziativa di “disobbedienza civile”. #Ioapro è il movimento di protesta di una categoria, quella della ristorazione, stremata dai mesi di chiusura e che, secondo, Fipe ha perso nel suo complesso 38 miliardi di euro nel 2020.

SESSANTA MILA RISTORATORI ADERENTI

L’iniziativa, nata da Umberto Carriera, un ristoratore di Pesaro, è montata in Rete fino a raccogliere in poche ore l’adesione di oltre 60 mila esercenti: riaprire le serrande in aperta contestazione col nuovo Dpcm anti Covid-19 che prevede la proroga dello stop alle cene (se non per consentire la consegna a domicilio ai clienti) e l’asporto che però potrebbe essere vietato dopo le 18 per i bar. “È una questione di sopravvivenza, siamo al punto di non ritorno, ma ci proviamo lo stesso», spiega sui social Carriera, che ha collezionato multe e sospensioni per aver aperto alcuni suoi locali malgrado i divieti.

ENDORSEMENT DI SALVINI

L’appuntamento col re-opening collettivo è fissato per venerdì 15 gennaio, vigilia dell’entrata in vigore del nuovo decreto, e ha già raccolto endorsement di spicco, come quello di Matteo Salvini. Con una diretta sui suoi profili Instagram e Facebook il leader della Lega ha di fatto invitato migliaia di persone a violare le disposizioni anti-Covid. “Basta Conte, Renzi… Ora parliamo di vita vera: dobbiamo essere cauti, portare le mascherine, distanze, ma c’è anche di diritto al lavoro e alla vita, altrettanto sacrosanto“. Salvini ha definito #ioapro “una iniziativa che non è portata avanti da fuorilegge, né da negazionisti, ma da migliaia di uomini e donne, piccoli imprenditori, artigiani, che vogliono pagare la gente, che vogliono lavorare. Si parte venerdì“. “Avranno“, ha chiarito Salvini, “dei protocolli molto rigidi, ma non ce la fanno più. Dicono che non riescono a pagare i fornitori, basta zone gialle, arancioni“.  

I PROMOTORI ASSICURANO ASSISTENZA ANCHE LEGALE

In 60 mila locali, tra bar e ristoranti siamo pronti ad aprire venerdì, siamo tanti grazie al tam tam sulla Rete. Non è una protesta ma abbiamo la necessità di aprire”, gli ha fatto eco Carriera, “hanno aderito 48 città, ci sono già tantissimi clienti che ci chiedono di riaprire“. “Ci stiamo tutelando con una task force di avvocati per difendere noi e i clienti. Prenderemo la multa e poi la manderemo ai nostri legali, quindi faremo ricorso“, ha anche aggiunto il promotore dell’iniziativa.

FIPE CONDANNA L’INIZIATIVA

Pur solidali con le difficoltà del comparto e la disperazione degli esercenti, le associazioni di categoria hanno scoraggiato queste iniziative di disobbedienza. A Gambero Rosso, il presidente regionale Fipe Emilia Romagna (e vicepresidente nazionale) Matteo Musacci ha definito questo genere di iniziative improvvisate e nocive per la categoria perché comporterebbero “sanzioni che vanno pagate e anche l’imposizione di chiusura“. “Si tratta di gesti radicali e inconsulti, che non possiamo appoggiare“, ha detto Musacci. “Fipe ribadisce a gran voce di non aprire, perché poi le sanzioni vanno pagate, e contravvenire alle regole comporterebbe anche l’imposizione di chiusura“.

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