Fipe, 2020 anno horribilis, ma si guarda al dopo Covid

Durante l’assemblea annuale di Fipe-Confcommercio, il Presidente Lino Enrico Stoppani, dopo aver sottolineato il momento drammatico, ha posto l’accento su formazione e professionalità come fattori di rilancio del settore
Fipe, 2020 anno horribilis, ma si guarda al dopo Covid

Una perdita di fatturato di 10 miliardi di euro nel quarto trimestre del 2020 e una stima della flessione complessiva del giro d’affari del fuori casa di circa 33 miliardi di euro, ovvero -35% circa rispetto al 2019, con 50mila imprese del settore a rischio chiusura e oltre 300mila posti di lavoro in bilico. È un quadro drammatico quello illustrato da Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe-Confcommercio, durante l’assemblea annuale della federazione italiana dei pubblici esercizi, che ha visto la partecipazione del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del Ministro con delega all’Agricoltura Teresa Bellanova e del Ministro del Turismo Dario Franceschini.

RICHIESTE AL GOVERNO E UNO SGUARDO AL FUTURO

Stoppani ha ribadito ai rappresentati governativi presenti le richieste di Fipe: «Nonostante le risorse messe a disposizione fino a ora dal governo, lo sforzo non è sufficiente per prevenire le chiusure e gli scenari più catastrofici per il 2020, che parlano di 50mila imprese a rischio e 300mila posti lavoro in bilico. A seguito delle nuove restrizioni, occorre infatti rifinanziare i contributi a fondo perduto per compensare le perdite dei locali, occorre consolidare i crediti di imposta sulle locazioni commerciali e prevedere moratorie fiscali, contributive e creditizie».

Il Presidente Fipe ha poi posto l’accento sulle debolezze del settore che «la pandemia ha messo in luce: la fragilità di tante imprese è il frutto dell’espansione quantitativa e non qualitativa cui abbiamo assistito negli ultimi anni, a partire da un processo di liberalizzazioni a tratti semplicistico. Da anni Fipe denuncia il rischio bolla dovuto a un eccesso di offerta: 4,6 imprese ogni mille abitanti. Troppe».

Guardando al futuro, secondo Stoppani occorre ripartire da un rafforzamento dei requisiti professionali per l’accesso al settore, che deve essere accompagnato da una politica volta a sostenere la domanda del consumatore da un lato e l’imprenditoria di qualità dall’altro: «Il ricorso massiccio allo smart-working – sottolinea il presidente Stoppani – non si esaurirà con l’attenuarsi della pandemia. Per far fronte alle conseguenze negative che produce e continuerà a produrre sui pubblici esercizi è necessario lavorare non solo sul cash back, per stimolare i pagamenti elettronici, ma anche sull’azzeramento dell’Iva, almeno per tutta la durata della crisi. Allo stesso tempo è essenziale dare vita a un’importante iniziativa di rinnovamento e aggiornamento del sistema dell’accoglienza turistica italiana, rafforzando l’integrazione fra le componenti ricettive e la parte dedicata alla ristorazione e ai servizi».

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