InstaChef: per gli Chef nel post-Covid, il digitale è servito

Qualcuno dice (scherzando) che il 2020 sarà ricordato per trimestri, più che come anno intero. Questo vale anche per il fuori casa, che deve adesso confrontarsi con la fase 3

Abbiamo iniziato da qualche tempo la fase 3, e – dita incrociate! – man mano la situazione sembra tornare alla tranquillità. C’è ‘solo’ un problema ancora da risolvere, ed è un problema non da poco: lo hanno chiamato “effetto Caverna”, e ti spiego cos’è dalle parole di un amico.

L’EFFETTO GROTTA CHE STA RALLENTANDO IL FUORI CASA (E NON SOLO)

“Se devo uscire e andare al ristorante in queste condizioni, preferisco rimanere sul divano di casa.”

Una frase breve, pronunciata in una delle tante web call di questi giorni, ma che mi ha fatto riflettere. In effetti, nelle prime esperienze fuori casa che io stesso ho fatto recentemente, la domanda è stata immediata: “ma chi me lo ha fatto fare?”. Tra tavoli distanziati, igienizzanti vari, mascherine, menù usa-e-getta e altri ostacoli (a proposito, ecco le linee guida da Fipe e Afidamp per la sanificazione), quello che fino a qualche mese fa era un atto edonistico e di piacere rischia di trasformarsi in un’esperienza meno positiva o “leggera”.

I più colpiti, oltre naturalmente agli imprenditori e ai manager della ristorazione, sono anche gli Chef. Spesso essi stessi imprenditori, ma comunque mossi da una passione unica per la convivialità, la qualità dei momenti e l’esperienza che solo la buona cucina riesce a creare. Capisco la loro sofferenza non solo finanziaria ma anche e per qualcuno soprattutto emotiva nel vedere una ripresa così.

E allora, che fare? Ancora una volta il digitale – non ancora compreso né accettato da tutti ma che ci ha letteralmente salvato in questi mesi – può rivelarsi una soluzione per passare indenni questi momenti. Facciamoci ispirare da alcuni casi interessanti italiani e internazionali.

QUANDO GLI CHEF VANNO ONLINE: I CASI DI ERIC RIVERA, BRUNO BARBIERI E ALTRI INSTACHEF

Quando si parla di innovazione, lo Chef Eric Rivera è sempre in prima linea. Bravo non solo nell’esplorare nuove strade culinarie ma anche tecnologiche, dopo la chiusura del suo addo:incubator a Seattle (uno dei primi centri urbani statunitensi colpiti da Covid-19) si è rimboccato ancora una volta le maniche. Puoi ascoltare il suo podcast ospitato da The Food Tech Show.

Uno dei primi italiani Chef ad avere visto nel digitale una leva per continuare a parlare con il pubblico e magari avvicinare altri possibili clienti, è certamente Bruno Barbieri. Le sue lezioni online hanno fatto molto discutere il popolo del web: un video-corso per imparare alcuni dei suoi segreti… e farsi ingolosire dalla sua cucina di primissima qualità.

Un’iniziativa interessante e nella stessa direzione è learnfromachef.org, una piattaforma dove è possibile imparare da alcuni Chef stellati i segreti della cucina. Come? In 4 semplici mosse.

  • Cerca una classe tra le tante proposte sul sito web. Per favorire l’interazione, ciascuna di esse è limitata a un massimo di 10 persone partecipanti.
  • Ricevi la lista degli ingredienti necessaria via email, in modo da prepararti al meglio.
  • Cucina per un’ora insieme allo Chef, attraverso un web meeting via piattaforma Zoom.
  • Goditi il tuo pasto fatto a 2 + 2 mani!

Parlavo prima di passione, ma anche di finanza. In effetti, purtroppo non tutti gli Chef sono stati così fortunati da mantenere il lavoro e l’attività a causa della pandemia. Ancora una volta, però, creatività e digitale possono generare occasioni: è il caso di Victor Aguilera e tanti altri professionisti, che hanno iniziato a utilizzare Instagram per proporre e spesso vendere le proprie leccornie ai clienti.

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Delivered meal by @dabaosingapore. Yes, I spent time styling, shooting and posting not-my-laksa on my laksa business page. Some had asked if I worried about competition, even @dabaosingapore asked if I’d be ok if they put laksa on their menu. Why not? A main reasons for popping up in 2013 was the lack of access, knowledge and representation for our cuisine. I am not a Chef-chef, I don’t do this because I’m so skilled in the kitchen, I started this because I couldn’t find anyone else speaking for the cuisine that I knew 100% would be very well received if it wasn’t for the limited access and understanding. I’m originally a marketing nerd, effective communication really matters when it comes to reaching a near-virgin market with a complex cuisine with very broad sub-categories that’s extremely difficult to explain thoroughly without being longwinded. For years I had felt quite alone on this quest with only one voice. Being in a market with few players might seem great for business, which could be true for a capitalist. For me, the dream is to make laksa one of the Asian noodle soups an average San Franciscan thinks about when they’re hungry, hungover, on a chilly foggy day like this; something very close to my heart that I want to share with America. It takes more than one or 5 voices to reach this goal, to make “laksa”, “nasi lemak”, “char kway teow” no longer intimidating to pronounce and order. @dabaosingapore are two Singaporean chefs who were laid off by an SF modern American restaurant shortly before the shelter-in-place order. I really wish they can stick around and keep showing alternative (Singaporean) examples of how laksa etc can be interpreted by each cook from different parts of the region, and to fill the void for those whom my styles of regional laksa hasn’t filled. I can’t be the #pasarmalam laksa cart, the #mamakstall, the #nasikandar place, the #tzechar auntie, the neighborhood #nasilemak makcik, the #Nyonyakuih Madame and the #kuihraya caterer all rolled into one. I welcome and root for other players in this field.✌️☯️

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Per concludere, non sappiamo quando potremo tornare alla ‘vera’ normalità. Presto, speriamo! Intanto, tieni sempre in mente che le crisi possono diventare laboratori molto interessanti di imprenditorialità e (food) innovation.

Alberto Maestri

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