Immobiliare, la fase 2 e i piani degli operatori del food

In concomitanza con l’allentamento del lockdown, la seconda rilevazione di mercato di Engel & Völkers Commercial svela il sentiment degli attori del settore

All’avvio della cosiddetta Fase 2, l’azienda immobiliare Engel & Völkers Commercial Milano ha diffuso una seconda rilevazione di mercato sul sentiment degli attori del settore food retail e foodservice. Dal sondaggio emerge un trasversale peggioramento nella percezione dell’impatto della crisi e delle ripercussioni sul lungo termine.

La grande maggioranza degli operatori food intervistati ha dovuto trovare nuove strategie per mantenere vivo il rapporto con il cliente. Più di un rispondente su due ha intensificato la comunicazione sui social network mentre il 24% ha avviato un piano di promozioni. Egualmente apprezzate sono state le dirette social del ‘dietro le quinte’ in cucina, i tutorial e la messa in vendita di kit per riprodurre a casa i piatti tipici del locale.

IL RUOLO IMPRESCINDIBILE DEL FOOD DELIVERY

Dall’indagine sui cambiamenti di spazio e ricerca location emerge ancora una volta il ruolo fondamentale che il delivery andrà a ricoprire a scapito della somministrazione in loco.

Il 44% dei rispondenti dichiara che per futuri piani di espansione favorirà spazi più piccoli che consentano però consegna a domicilio. Il 40% punta su spazi di maggiore vivibilità, con dehor (24%), o semplicemente maggiori superfici(16%). Il 12% desidera invece location meno centrali tipo negozi di vicinato, una delle tipologie di shop che ha conosciuto meno crisi durante l’emergenza sanitaria.

DARK KITCHEN: COME CAMBIANO GLI SPAZI

La survey conferma quanto l’emergenza sanitaria abbia accelerato e favorito l’avvento delle dark kitchen, con conseguenti importanti cambiamenti per la ricerca di future location. Si cercano spazi più piccoli, senza somministrazione, senza vetrine ma con finestrella per la consegna dei pacchi ai rider.

Anche la presenza su strade di grande passaggio non sarà più necessaria. Anche altre caratteristiche dovranno caratterizzare questi nuovi spazi, a partire da ampi marciapiedi per le manovre dei rider.

LA SURVEY NEL DETTAGLIO: E-COMMERCE E DELIVERY

Il tessuto imprenditoriale food retailer si mostra avvezzo all’utilizzo del delivery già prima della crisi: solo un rispondente su 5 non utilizzava per la propria attività la consegna a domicilio. Il dato è di particolare interesse se confrontato con quello dei retailer non food, dei quali il 32% non utilizzava l’e-commerce prima della crisi.

Molti ristoratori che non utilizzavano il delivery si sono organizzati per servire pasti a domicilio. sarà interessante vedere se questa tendenza verrà mantenuta nel tempo.

Degno d’interesse è anche il dato sulla variazione della domanda di delivery per quegli esercizi che già in precedenza lo utilizzavano. Per il 31% degli intervistati si è registrato un incremento nella domanda di consegna a domicilio; per il 22% è rimasta costante mentre per un 17% è diminuita. Tale decremento può essere motivato dal fatto che alcuni utenti hanno preferito fare acquisti su piattaforme con maggiore offerta di prodotto.

Per gli operatori che hanno iniziato ad utilizzare il delivery solo durante la crisi dovuta al coronavirus non si sono registrati risultati particolarmente soddisfacenti. Probabilmente questo è dovuto al fatto che si tratta di un’attività che necessita tempi di set-up e avviamento non immediati, soprattutto se non affiancati da una promozione offline.

BEST PRACTICE

La maggioranza dei food retailer afferma che la crisi li muterà e che conserveranno alcune delle best practice che li hanno aiutati a sopravvivere durante l’emergenza. Per il 72% la pratica da mantenere è quella del delivery, seguita per più di un rispondente su due dalla costante alimentazione delle community sui social media. Solo l’8% considera di tornare alla normalità senza alcuna variazione.

IL FUTURO

È opinione diffusa fra i food retailer che al termine dell’emergenza la richiesta di key-money, ancora molto attuale in prime location e high-street, sarà difficilmente compatibile con la mutata disponibilità economica. Secondo altri invece, la crisi condurrà a un abbassamento dei canoni. Il lockdown ha accelerato l’integrazione tra online e offline, il food delivery è imprescindibile per molti degli intervistati, così come l’avvento delle dark kitchen, un nuovo fenomeno con cui confrontarsi.

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