PepsiCo si aggrappa a snack e cereali nella Covid-era

Le patatine Lay's e gli altri prodotti food dovrebbero essere un argine al calo delle bevande nel secondo trimestre del 2020. Il primo si è chiuso con un boom di vendite in Europa grazie a Sodastream

Europa in luce nei conti trimestrali di PepsiCo, il gigante americano del beverage e degli snack guidato dal manager spagnolo Ramon Laguarta e presente anche in Italia con uno stabilimento di produzione. Il Vecchio continente, conti alla mano, è quello che ha messo a segno la maggior crescita dei ricavi nel periodo che va da gennaio a marzo del 2020: il fatturato è salito di ben il 14% rispetto allo stesso periodo del 2019 toccando 1,84 miliardi di dollari di ricavi (1,7 miliardi di euro circa), che hanno generato 146 milioni di dollari di profitti operativi (ebit), in salita del +27%, pari al 7,9% del giro d’affari. A livello globale, i ricavi consolidati sono saliti del 7,7% a 13,9 miliari di dollari circa (12,7 miliardi di euro) trainati da una crescita degli investimenti pubblicitari, ha sottolineato la società. L’Europa ha camminato, quindi, a velocità doppia del totale.

Ramon Laguarta, Chairman & Chief Executive Officer PepsiCo

La crescita europea dei volumi della divisione bevande (Pepsi, Gatorade, Tropicana ecc), che include anche il business Sodastream, è stata del 13%, trainata dai mercati francese, tedesco e turco. I volumi degli snack (Doritos, Lay’s, queste ultime distribuite in Italia da Ferrero) sono saliti invece del 5% grazie sempre a Francia e Turchia oltre che al Regno Unito. In Europa il business delle bevande rappresenta il 55% dei ricavi e quello degli snack, di conseguenza, è al 45 per cento.

È interessante notare che quasi metà di tutta l’ottima crescita europea è dovuta allo sviluppo del business di Sodastream, il sistema israeliano per “gasare” l’acqua e tante altre bevande rendendole frizzanti, che PepsiCo ha acquisito nel 2018. Una business florido che dà l’idea di come stia cambiando l’approccio alle bevande di una quota sempre crescente di consumatori, tanto che le vendite di questo sistema sono cresciute, a livello mondiale, del 20 per cento nei primi tre mesi del 2020. Da ricordare che ad aprile la società ha acquisto anche il brand Usa di energy drink Rockstar per 3,85 miliardi di dollari.

NEL SECONDO TRIMESTRE RICAVI ATTESI -1-4%

Numeri a parte, che peraltro hanno battuto le stime degli analisti finanziari nel totale di gruppo, le attenzioni di tutto il mondo del beverage e del largo consumo si sono concentrate sul futuro prossimo della società, dato che la pandemia di Covid -19 ha cambiato le carte in tavola per l’economia come nulla mai, guerre mondiali e Grande depressione del 1929 a parte. Pochi giorni fa Coca – Cola Company ha comunicato che ad aprile i suoi volumi mondiali sono crollati del 25% (il calo del fatturato potrebbe essere simile) a causa delle restrizioni prese dai governi di molti suoi mercati chiave per far fronte alla pandemia. Un calo di cui non si ha l’esperienza negli ultimi decenni e che potrebbe ripetersi anche a maggio. Le maggiori vendite in Gdo non hanno compensato, quindi, la perdita di tutto il mondo Horeca.

PepsiCo ha, invece, disegnato uno scenario molto meno tragico per i propri conti: ha predetto per il secondo trimestre dell’anno un calo del fatturato “organico” in misura “low single digit”, che tradotto in un linguaggio più comprensibile significa tra l’1 e il 4 per cento. Nel primo trimestre i ricavi organici, ovvero al netto di eventuali acquisizioni e degli effetti valutari, erano cresciuti del 7,9 per cento. La società ha sospeso ogni previsione che vada oltre il secondo trimestre a causa della grande incertezza su cosa succederà a tutto il mondo Horeca e Foodservice, atteso ad una ripartenza dopo il lungo stop in molti Paesi.

ALLARGARE LE PROMOZIONI PER INVOGLIARE IL CONSUMO

Cosa permette a PepsiCo di difendersi meglio in questo momento? È la stessa società di Purchase (stato di New York) a spiegarlo agli analisti: durante la fase di lockdown è cresciuto il consumo dei suoi snack, tipico sfogo di chi è costretto ad intere giornate a casa, e dei cereali a marchio Quaker utilizzati per colazione. Questi trend dovrebbero attutire il calo di consumo di bevande previsto per la chiusura dei locali. Peraltro, a differenza di Coca-Cola, PepsiCo è meno esposta nell’Horeca e foodservice e quindi potrebbe accusare meno il colpo se le sue previsioni saranno confermate. Un altro punto a favore è la minore esposizione internazionale del gruppo: il 65% dei suoi ricavi proviene attualmente dagli Stati Uniti, dove il lockdown è stato meno intenso, anche perché ogni stato ha attuato una propria strategia, non sempre di chiusura rigida. Negli altri mercati importanti – Messico, Canada, Russia, China, Regno Unito e Brasile – talvolta vi sono state politiche di protezione molto lasche o tardive. E quindi la diversificazione del business, di fronte alla quale tanti analisti storcono il naso, una volta tanto potrebbe essere la carta vincente.

In questa situazione la strategia di mercato, come ha avuto modo di spiegare Laguarta ai suoi azionisti, è stata quella di allargare la base di prodotti in promozione nei punti di vendita, contando sul fatto che le visite dei consumatori siano meno frequenti a causa delle restrizioni al movimento o alla paura del contagio, ma con uno scontrino medio più alto. Corollario di questa idea è stata quella di puntare sulle referenze più grandi per la tendenza a “fare scorta” e sull’e-commerce, che è salito di ben il 45% nel primo trimestre. Secondo Laguarta il ritorno a una “normalità” di comportamento dei consumatori sarà “lento” anche dopo la fine del lockdown.

© Riproduzione riservata