Luca Pirola: la Fase 2 funzionerà, ma solo a certe condizioni

Il 1 giungo si avvicina e quel giorno gli esercenti dovranno farsi trovare pronti. Per questo motivo, Luca Pirola evoca la necessità di aiuti concreti da parte dello Stato, che lui stesso considera il principale partner dei proprietari di bar
Luca Pirola: la Fase 2 funzionerà, ma solo a certe condizioni

Luca Pirola non cerca assistenzialismo, ma auspica una partnership più forte con lo storico e funzionale socio dei proprietari di locali, ovvero lo Stato. Una richiesta che verte su alcune richieste economiche e fiscali, nell’ottica di ripristinare il settore dei bar su norme chiare e delineate. Per questo l’imprenditore brianzolo non nasconde dubbi sulla data del 1 giugno, quella indicata nell’ultimo Dpcm per sancire la riapertura dei locali in Italia. Per Pirola, quindi, ben venga la Fase 2, ma a patto che tutte le condizioni di salvaguardia e sicurezza della salute siano rispettate. Chiede anche aiuto ai numeri (zero contagi), altrimenti la (ri)partenza potrebbe tramutarsi, per molti esercenti, nell’anticamera di una chiusura definitiva dell’attività. Un minimo errore comprometterebbe tutto. E dunque, riaprire per poi trovarsi nell’obbligo immediato di richiudere, sarebbe un passo falso irrimediabile.

Il 1 giugno si riaprono le attività nel fuori casa. Luca qual è la tua opinione su questa scelta del Governo?

Difficile avere una posizione chiara sulla questione. Tendo a pensare che quella data sia prematura, ossia potrà avere un reale senso se in quel preciso momento la curva dei contagi sarà effettivamente vicina allo zero, altrimenti sussisteranno troppe incognite sulla reale sicurezza delle persone. Con un margine di sicurezza non assicurato, basterebbe un solo errore per chiudere di nuovo tutto. Al tempo stesso, considero il 1 giugno tardivo perché personalmente avrei concesso a quei locali con superficie ampia di aprire prima, visto che all’interno di spazi maggiori si riesce a osservare il distanziamento sociale.

Tu cosa prevedi di fare con i tuoi locali?

Dal 4 maggio avvierò il servizio di delivery cibo e bevande, mentre il 1 giugno tirerò su la claire del Cinc a Milano. Ma ciò avverrà, come detto poc’anzi, solamente se le condizioni di sicurezza per i miei dipendenti saranno garantite al 100%.

Come ti organizzerai per evitare qualsiasi rischio di contagio dentro il locale?

Con l’arrivo della bella stagione punterò molto sul dehors, stando ben attento al fatto che gli avventori osservino tra loro la giusta distanza. All’interno del locale, invece, inserirò dei divisori in plexiglass: uno alla cassa e l’altro a scorrere su una buona parte del bancone per evitare contatti tra avventore e bartender. Inoltre, la location sarà igienizzata e sanificata secondo le procedure d’emergenza, la doterò di tutte le normative vigenti, come il materiale disinfettante che tutti potranno usare e il rispetto dell’uso della mascherina per gli avventori che se la potranno togliere solo quando consumeranno il drink al tavolo. Mascherina e guanti saranno ovviamente obbligatori per tutto il mio personale. Capisco che il fattore della socialità, tipico dei bar, sarà duramente compromesso a queste regole. Ma siamo obbligati a osservarle.

Quali sono gli interventi a favore di voi esercenti che ti aspetti da parte del Governo italiano per una ripresa serena e fiduciosa?

Bisogna, innanzitutto, intervenire per agevolare la riduzione dei costi fissi. Per questo auspico che, quanto prima, siano resi concreti gli ammortizzatori sociali. Ritengo poi fondamentale agire sulla leva fiscale che ci dovrebbe permettere un’esenzione, per tre mesi, del pagamento di alcune tasse locali, come per esempio la Tari o l’imposta sull’utilizzo del suolo pubblico nei giorni di chiusura. Chiederci di osservare questi pagamenti, anche se prorogati, in un momento in cui non stiamo fatturando, non mi sembra il modo migliore per fare ripartire il settore Horeca. Inoltre, considero importante un aiuto di Stato anche per coprire le spese che titolari e gestori di bar dovranno sostenere per garantire le norme di sicurezza nei rispettivi locali. Non chiedo prestiti e regali da parte dello Stato, ma almeno non il prelievo di servizi non usati. Lo Stato è il nostro principale partner, che osservi quindi questo suo ruolo per permetterci di non trovarci nell’obbligo di abbassare per sempre la saracinesca.

A proposito di colleghi, siete riusciti a fare ‘sistema’ tra voi per affrontare uniti le varie problematiche?

Mal comune mezzo gaudio… ci sentiamo spesso, ci confrontiamo, condividiamo idee. È però vero che il nostro è un settore estremamente differenziato e parcellizzato, dove le esigenze di ognuno sono differenti e, di conseguenza, risulta complicato trovare dei punti in comune tra le varie realtà del mercato.

Per gli eventi firmati da Bartender.it, cosa succederà?

Per il momento rimangono tutti in stand by perché non mi piace giocare d’azzardo. Molto probabilmente se ne riparlerà nel 2021, anche perché ci sono problemi oggettivi: mancano in questo momento gli investimenti delle aziende partecipanti a questi eventi, e poi mi sembra abbastanza improbabile attirare un’utenza straniera, ma anche italiana visto che, temo per un bel po’, non sarà così facile muoversi da una zona all’altra del paese. Inoltre, le nostre manifestazioni si basano su tasting e assaggi vari, difficile proporre solo seminari e tavole rotonde. Se poi, il prossimo autunno la situazione Covid sarà migliore, allora tutto potrà essere ridiscusso. Ma in quel caso ogni tipo di assembramento sarà possibile se ci saranno zero persone positive al coronavirus.

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