Il foraging a tavola. Let’s go wild, ma in città

Foraging, un fenomeno a metà tra tendenza social e bisogno di ritornare alle origini. Senza allontanarsi dalla città e dal proprio smartphone, però.

Ritornare alle origini. Questo è il mantra del foraging. Per chi non avesse mai sentito questo termine, si tratta di una parola inglese che letteralmente significa “ricerca di cibo”. Sì, perché chi crede in questo stile gastronomico sceglie di avventurarsi tra campi e boschi alla ricerca di erbe spontanee da utilizzare come base per piatti e cocktail innovativi e dal sapore selvatico. Sebbene di foraging si parli già da qualche anno, è solo più recentemente che è si è trasformato in una tendenza social connessa al mangiare bene e in perfetto stile ecosostenibile.

ALLA RICERCA DI SAPORI UNICI. MEGLIO SE AL MOMENTO DELL’APERITIVO

Da soli o in compagnia, l’aperitivo rimane uno dei momenti preferiti degli italiani. Secondo un’indagine di Fipe Commercio oltre il 70% se lo concede almeno due volte al mese. Inoltre, è proprio questo il momento della giornata in cui gli italiani sembrano essere alla ricerca di sapori innovativi, diversi dal solito. Durante lo scorso World Cocktail Day celebrato il 13 Maggio, giorno in cui si festeggia la prima definizione ufficiale della parola cocktail (datata 1806), i mixologist più famosi del mondo hanno svelato le ultime tendenze per l’estate 2019 a tema drink. Il foraging è tra questi. La presenza di ingredienti unici, naturali e selvatici sembra essere un plus nella scelta del cocktail da consumare. In particolare, i cocktail a base di funghi spontanei provenienti proprio dal foraging saranno una delle tendenze che si affermeranno con più forza durante l’estate 2019. Questi uniscono tre elementi a cui gli italiani, soprattutto i millennials, sembrano essere particolarmente sensibili. Quali? Scelta salutista, rispetto dell’ambiente e instagrammabilità della consumazione. Nel primo caso, infatti, questi funghi spontanei sembrano essere migliori amici del sistema immunitario, contrastando il colesterolo. Inoltre, provenendo da una raccolta manuale, sono al 100% amici dell’ambiente. Infine, l’estetica di questi cocktail sembra impareggiabile, suscitando la gioia dei “Drinkstagrammer“.

IL FORAGING È (ANCHE) UN TREND SOCIAL

Nell’ultimo anno, gli utenti hanno condiviso molto riguardo il foraging sui social. Solo su Instagram l’hashtag #foraging ricorre in circa 42.000 post. Una vera e propria filosofia di vita che è stata reinterpretata in chiave gourmet da chef e mixologist in tutta Italia. La forager e blogger più reputata su questo tema è sicuramente Valeria Margherita Mosca. Attraverso il suo progetto Wood*ing – Wild Food Lab, ha portato in Italia questa tendenza che sta a metà tra filosofia di vita e inclinazione gastronomica. Oggi con quasi 50.000 follower su Instagram, Valeria racconta e diffonde i vantaggi del foraging e l’amore per questo approccio non invasivo alle materie prime che mangiamo e beviamo. Tra condivisione di ricette e scene di vita quotidiana, i follower di Valeria sono coinvolti in un racconto del cibo inaspettato proprio perché focalizzato sulla scoperta di ingredienti spesso sconosciuti, di cui forse hanno sentito parlare solo grazie alle proprie nonne.

Siamo alla ricerca di un rapporto più autentico con ciò che mangiamo e beviamo? Probabilmente sì, come emerge analizzando con Talkwalker gli hashtag più utilizzati dagli utenti online quando si parla di foraging.

Sicuramente, dall’ascolto della rete emerge un bisogno sempre più forte di conoscere da dove arrivano gli alimenti di cui ci nutriamo ogni giorno, con una crescente ricerca di piccole gemme nascoste (senza abbandonare la comodità della città, però) per le quali online si può scrivere, con orgoglio: “Io questo l’ho provato”. Un ritorno alle origini un po’ narcisista? Può essere, ma intanto gustiamoci il piacere della scoperta di queste bontà.

di Francesca Di Cecio

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