
In un mercato sempre più frammentato e sfidante, la distribuzione specializzata si conferma l’anello centrale della filiera dell’out of home. È quanto emerge dalla quarta edizione dell’Annual Report Distribuzione di Food Service, che evidenzia da un lato il rallentamento del settore, dall’altro l’evoluzione degli attori dell’intermediazione, chiamati a ripensare asset e strategie per rispondere alle nuove esigenze del mercato.
Scarica gratuitamente il nuovo Annual Report Distribuzione di Food Service per conoscere tutti i numeri, le analisi e le evoluzioni della filiera intermedia dell’out of home ↓
Il 2024 si è chiuso con una crescita del +2%, che ha portato il valore complessivo del fuori casa a 101 miliardi di euro. Un dato che certifica una tenuta del comparto, ma che segna una netta frenata rispetto al biennio post-pandemico, quando il rimbalzo aveva spinto in alto fatturati e consumi. “La crescita registrata nel 2024 è figlia dell’inflazione, non di un incremento dei volumi – sottolinea Sara Silvestri, Senior consultant di TradeLab –. Lo scorso anno, infatti, abbiamo rilevato un calo delle visite ai locali, con un picco negativo da agosto a dicembre. A salvare la stagione estiva è stato il turismo straniero, ancora una volta volano dei consumi fuori casa”.
In questo scenario, gli operatori Horeca continuano ad approvvigionarsi attraverso più canali: grossisti food&beverage, cash&carry, industria, Gdo e piattaforme digitali. A guidare il comparto sono ancora i grossisti f&b, che rappresentano il 57% degli approvvigionamenti dell’Horeca. Seguono i cash&carry (17%), la vendita diretta dell’industria (14%), la Gdo (8%) e infine le piattaforme digitali (4%).
“La filiera dell’out of home è lunga e articolata, e l’intermediazione ne rappresenta il cuore – spiega Silvestri –. Parliamo di circa 3.400 imprese di distribuzione, un dato in aggiornamento, in vista del nuovo censimento che verrà realizzato nel 2025”. Il giro d’affari dell’intermediazione nel suo complesso ammonta a circa 31 miliardi di euro, ma il settore resta frammentato: il 67% delle aziende fattura meno di 2,5 milioni di euro. Tuttavia, è in atto un processo di concentrazione, che ha portato alla scomparsa di circa 550 realtà negli ultimi anni.
Horeca al centro: specializzazione e relazione diretta
Sette distributori su dieci sono specializzati nella vendita all’Horeca, con una relazione commerciale ancora molto basata sul contatto diretto. Il 95% degli ordini avviene infatti tramite agenti, in una dinamica in cui il grossista viene percepito non solo come fornitore logistico, ma come consulente del punto di consumo. “Il 74% degli ordini viene effettuato via telefono, Whatsapp, mail o videocall – aggiunge Silvestri –. Le soluzioni full digital non si sono imposte come previsto, perché la relazione umana resta centrale, soprattutto nei piccoli esercizi indipendenti”.
Anche per questo, stanno crescendo nuove forme di supporto: consorzi sempre più attivi nella consulenza, academy formative promosse da distributori e insegne cash&carry, e marketplace digitali che, pur tra alti e bassi, stanno cercando di ritagliarsi uno spazio offrendo soluzioni smart per la gestione degli acquisti.
I punti di consumo: catene in ascesa
Secondo l’Annual Report, in Italia si contano circa 330.000 punti di consumo, di cui il 10% è rappresentato da catene – una percentuale ancora contenuta, ma in costante aumento. “Il dinamismo delle catene, anche italiane, è sotto gli occhi di tutti – osserva Silvestri –. Dai format fast casual alla ristorazione premium, dalle pizzerie ai concept più innovativi, stiamo assistendo a un vero e proprio fermento, che guarda anche all’estero”.
Una fotografia, quella dell’intermediazione nella filiera out of home, che racconta un sistema in trasformazione, in cerca di efficienza, competenze e nuovi equilibri. In un contesto economico instabile, ma in cui il comparto continua a mostrare la sua resilienza, come ha dimostrato già durante la crisi pandemica.
Vuoi approfondire tutti i dati e le analisi?