
La distribuzione horeca si conferma uno snodo cruciale della ripresa nel fuori casa, come dimostrano i numeri del settore e le testimonianze raccolte durante il talk “Distribuzione horeca, acceleratore di ripresa”, tenutosi nello spazio eventi del Gruppo Food a Tuttofood Milano 2025. A partire dai dati raccolti nel nuovo Annual Report Distribuzione pubblicato su Food Service di maggio, l’incontro ha offerto un confronto tra analisi di mercato e strategie messe in campo da alcuni protagonisti del comparto: Paolo Porcelli, principal consultant AFH di TradeLab; Manola Scomparin, direttore commerciale e marketing della Cooperativa Italiana Catering (CIC); Paolo Marelli, direttore di ADB Group.
Secondo le stime di TradeLab, il sistema distributivo horeca italiano conta oggi circa 3.400 aziende attive per un fatturato complessivo di 31 miliardi di euro. Un comparto fortemente interconnesso con industria e ristorazione, che vive una fase delicata ma densa di opportunità.
Dinamiche del fuori casa: un avvio d’anno in chiaroscuro
Il primo trimestre del 2025, ha spiegato Paolo Porcelli, si è aperto con segnali contrastanti: le occasioni di consumo nel fuori casa sono calate del 4,3%, soprattutto a causa del confronto con un primo trimestre 2024 molto positivo. “È un dato negativo solo in apparenza – ha chiarito – perché dietro al numero medio si nascondono realtà molto differenziate. Alcune occasioni di consumo, colazione, pranzo, cena, pausa pomeridiana, stanno tenendo bene, soprattutto nella ristorazione con scontrini medi oltre i 25 euro”.
In particolare, il segmento delle catene e quello della ristorazione tradizionale di qualità mostrano segnali incoraggianti. Tra i formati più resilienti si segnala la pizzeria, che – pur restando stabile – conferma un interesse crescente da parte del consumatore. Porcelli ha anticipato anche un possibile recupero ad aprile, grazie a fattori come Pasqua, ponti primaverili e flussi turistici.
Il punto di vista della distribuzione: qualità e specializzazione
Il sentiment raccolto tra gli operatori conferma quanto indicato dai dati. La Cooperativa Italiana Catering, che aggrega 38 soci per un fatturato 2024 di 678 milioni di euro, ha chiuso il primo trimestre dell’anno con una crescita del 5%. “Un risultato positivo – ha spiegato Manola Scomparin – che conferma la validità della nostra strategia, basata su un’offerta di prodotti di fascia medio-alta, supporto tecnico ai clienti e investimenti in segmenti in espansione come la pizzeria gourmet, su cui stiamo puntando molto”.
Al centro delle politiche commerciali di CIC resta l’obiettivo di differenziare i soci e supportarne la competitività attraverso prodotti performanti e servizi dedicati, anche nei momenti di flessione. Una direzione confermata dall’espansione del catalogo pizzeria – arrivato a 114 pagine – e dall’introduzione di una figura tecnica specializzata che affianca i clienti nella valorizzazione del prodotto.
Il beverage in difficoltà: il dato di ADB Group
Uno sguardo più critico arriva invece da Paolo Marelli, direttore di ADB Group, che rappresenta 88 soci per un fatturato 2024 di 330 milioni di euro. Dopo un 2024 chiuso con un +3% a valore e volumi stabili, il 2025 è iniziato in forte discesa: il primo trimestre registra un -10% a valore. “Il nostro data warehouse, che copre 66 soci su 88, ci restituisce un dato molto preciso: la fascia serale è in netta difficoltà, con un impatto particolarmente marcato sul segmento alcolici”, ha spiegato Marelli.
Nel dettaglio, la contrazione ha colpito soprattutto gli spirits, seguiti dai vini e, in misura minore, dalle birre. Un dato particolarmente rilevante considerando che la birra rappresenta in media il 35-37% del fatturato dei distributori beverage. “In questo momento – ha aggiunto Marelli – la parte diurna è meno colpita, ma il calo dei consumi serali si fa sentire in modo trasversale”.
Un mercato frammentato e multicanale
Nonostante le criticità, la distribuzione horeca resta un ambito in continua evoluzione. Secondo l’analisi presentata da Porcelli, si tratta di un sistema fortemente frammentato e multicanale, dove ogni punto di consumo si rifornisce in media da almeno cinque canali diversi: due grossisti, un cash&carry, un supermercato e un servizio diretto.
“Questa complessità – ha sottolineato -è allo stesso tempo una criticità e una ricchezza, che richiede ai distributori di ripensare il proprio ruolo all’interno della filiera. Le sfide principali oggi sono due: la valorizzazione del servizio, che non può più essere solo logistica, e la conoscenza del cliente attraverso l’uso intelligente del dato”. La vera evoluzione, ha concluso Porcelli, sarà quella di trasformare il distributore in partner consulenziale dei punti di consumo, sfruttando il proprio know-how per orientare le scelte dei clienti e migliorare la performance del canale.