Foodtech e finanza. Anche Sunday in crisi

La startup restaurant-tech ha annunciato tagli al personale e l’uscita dal 60% dei propri mercati. Italia inclusa
Foodtech e finanza. Anche Sunday in crisi

“Abbiamo siglato l’accordo con Sunday e qualche giorno dopo ci hanno comunicato l’uscita dal mercato italiano”. Chi scrive nelle ultime settimane ha sentito tale affermazione da ben due format. Ma cosa è successo?

FOODTECH IN CRISI?

Analogamente a quanto avvenuto per Gorillas, anche in Sunday è in atto un grande ridimensionamento, con l’uscita dai mercati non performanti con conseguenti tagli al personale. A livello macro le cause principali sono due, l’una conseguenza dell’altra, che hanno generato quello che a tutti gli effetti si sta rivelando un effetto bolla.

C’ENTRA SEMPRE IL COVID

Da un’analisi superficiale, il covid è sempre stato considerato una manna dal cielo per il digital food e anche per il restaurant-tech. Grandi numeri per grandi investimenti.

La crescita spasmodica di alcuni settori causa covid ha infatti scatenato l’appetito degli investitori, che vi si sono buttati a capofitto con somme spropositate.

Ma con il covid che sta lentamente diventando un ricordo, paradossalmente il grande denaro raccolto è divenuto anche un grande problema.

A TUTTI I COSTI

La filosofia “growth-at-all-cost” tanto cara alla Silicon Valley, passaggio obbligato quando si dispone di una montagna di denaro in cassa, si è dimostrata infatti un boomerang, portando molte startup a fare il passo più lungo della gamba, spinte soprattutto da metriche dopate dal covid, che, come detto, hanno portato ad una distorsione del mercato.

VIA DA MOLTI PAESI

E tutto ciò ha spinto anche Sunday a lasciare mercati considerati non prioritari, come Italia, Spagna, Canada e Portogallo, per concentrarsi solo su quelli più performanti quali Stati Uniti, Regno Unito e Francia, dove Sunday lavora con oltre 4’000 ristoranti (fonte: Sifted).

Con buona pace di chi aveva già l’accordo di collaborazione in mano…

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