Pizza tra nord e sud: andamento a due velocità

CNA Agroalimentare ha presentato un’indagine sulle attività che producono e distribuiscono pizza in Italia, scattando una fotografia del comparto che ridefinisce la geografia del settore
Pizza tra nord e sud: andamento a due velocità

Un’indagine di CNA Agroalimentare, presentata in occasione della manifestazione Pizza Village (Napoli, 17-26 giugno 2022) mostra come il settore pizzeria è mutato negli anni del Covid. La pizza è diventata sempre più alimento nazionale, amato e cucinato a regola d’arte in tutta la penisola.

Lo studio ha analizzato tutte le attività che producono o distribuiscono pizza (panetterie, gastronomie pizzerie, rosticcerie pizzerie, pizzerie da asporto, bar pizzerie, ristoranti-pizzeria) e ha confermato quanto la pizza sia diventata oggi un vero e proprio simbolo del Made in Italy gastronomico, superando i confini regionali e caratterizzandosi come prodotto nazionale.

LA CAMPANIA PERDE IL PRIMATO

Tra il 2019 e il 2021 le attività inerenti alla pizza sono calate del 4,2%, vale a dire di 5.366 unità, scendendo a quota 121.529. La frenata più brusca è avvenuta in Campania, dove sono andate perse il 41,1% delle attività, 7.173 in meno, per un totale di 10.263 pizzerie. In generale le chiusure hanno coinvolto maggiormente alcune regioni centro-meridionali. Dopo la Campania seguono il Lazio (-34,8%), l’Abruzzo (-28,4%), la Sicilia (-14,8%) e l’Umbria (-13%). La tendenza opposta invece per Basilicata (+102,6%), la Val d’Aosta (+75%), il Friuli-Venezia Giulia (+59,8%), il Trentino-Alto Adige (+39,5%). Molto forte la crescita nelle regioni settentrionali, con la Lombardia che vede un incremento del numero di attività legate alla pizza pari a 3.489 unità (+24,6%), raggiungendo quota 17.660 attività e scalzando la Campania dal gradino più alto del podio. Rimarchevoli anche gli incrementi in termini numerici di Emilia-Romagna (+1.496 attività), Veneto (+1.268 attività), Piemonte (+1.148 attività). L’indagine di CNA Agroalimentare si è poi focalizzata su due tipologie di attivitàle pizzerie da asporto e i ristoranti-pizzeria, fotografando una situazione profondamente mutata rispetto al pre-pandemia.

RISTORANTI-PIZZERIA: SALDO STABILE. AL NORD PIÙ APERTURE

I ristoranti-pizzeria tra il 2019 e il 2021 sono calati di 87 unità, scendendo da 39.989 a 39.902. A fronte di un saldo sostanzialmente stabile, si sono però verificati autentici crolli in alcune regioni e grandi balzi in altre. A perdere il maggior numero di locali sono state la Campania (1.376 in meno, pari al -28,2%) e il Lazio (744 in meno, vale a dire il -23,42%), mentre gli aumenti maggiori si rilevano in Trentino-Alto Adige (935 inaugurazioni ossia il +239,13%), Emilia-Romagna (1012 aperture pari al +48,37%), Veneto (508 inaugurazioni, +28,56%) e Lombardia (636 aperture, +12,45%). Quest’ultima sorpassa la Campania anche in questa graduatoria, con 5.744 attività, rispetto alla Campania con 3.503, tallonata dalla Toscana con 3.497.

CRESCE L’ASPORTO

Il massiccio ricorso all’asporto, favorito dalle chiusure e dallo smart working, ha fatto sì che tra il 2019 e il 2021 le pizzerie da asporto siano salite del 38%: 5.367 unità in più, per un totale di 19.669 attività complessive. 

In termini relativi è la Basilicata a lasciare a bocca aperta, segnando una crescita del 2.088%. In Lombardia ci sono state 2,348 inaugurazioni (+151%); 1.109 (+175%) le aperture in Emilia-Romagna e 656 (+98%) in Sardegna. Anche per le pizzerie da asporto, si conferma la tendenza negativa delle regioni centro-meridionali: -32% le attività in Calabria, -12% in Campania, -9% nel Lazio. Nonostante l’arretramento, tuttavia, tra le pizzerie da asporto la Campania continua a primeggiare con 1.849 attività, seguita da Lombardia con 1.559 e Sicilia con 1.552.

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