
“È una tempesta perfetta”. Questa la definizione della situazione attuale del settore delle bevande analcoliche da parte del Presidente di Assobibe Giangiacomo Pierini, durante il convegno ‘Affrontare uniti la tempesta perfetta: le sfide della filiera italiana delle bevande analcoliche’, che si è svolto al Cibus ieri, 4 maggio 2022.
Una tempesta perfetta perché unisce, in senso negativo, le conseguenze della pandemia e l’aumento dei costi dei carburanti, dell’energia e delle materie prime, con all’orizzonte la sugar tax e la plastic tax.
“Il 2021 è stato un anno complicato, sebbene migliore del 2020 – ha sottolineato Pierini –. Il canale Horeca, soprattutto nei primi mesi dell’anno, ha dovuto affrontare le chiusure alternate di bar e ristoranti. Dopo le riaperture, invece, molte aziende hanno puntato, e stanno puntando tuttora, sullo smart working e questo ha penalizzato i consumi dei locali diurni. A questo dobbiamo aggiungere l’aumento dei prezzi delle materie prime, dei carburanti e dell’energia, che ha colpito pesantemente il settore dei produttori di bevande analcoliche, che per il 61% è composto da piccole e medie imprese. Infine, all’inizio del 2023 è prevista l’introduzione della sugar tax e della plastic tax, con conseguenze prevedibili per il mondo della produzione. A tale proposito, come Assobibe chiederemo la cancellazione di entrambe queste tasse”.
Una situazione, quindi, difficile e complessa, che i numeri positivi del 2021, illustrati da Nomisma, non bastano a migliorare.
Le previsioni per i prossimi anni
Emanuele Di Faustino, Senior Project Manager di Nomisma, ha presentato lo studio, commissionato da Assobibe, “I soft drink in Italia: status, nuove sfide & scenari evolutivi per il settore”, che ha analizzato i consumi di bevande analcoliche nel 2021 e ha elaborato le stime per il 2022 e gli anni successivi alla luce degli avvenimenti internazionali.
Nello specifico, lo scorso anno i consumi di soft drink in Italia sono tornati a crescere, raggiungendo i 28,3 milioni di ettolitri (+8% rispetto al 2020).
A trainare la risalita del mercato è stata principalmente la ripresa dell’Horeca (+30% rispetto al 2020) grazie al venir meno delle restrizioni e al ritorno delle occasioni di socialità. Secondo i dati NielsenIQ, nel 2021 sono cresciute anche le vendite di soft drink in GDO (+1,7% a volume rispetto al 2020).
Lo studio ha poi posto l’attenzione sull’aumento esponenziale dei prezzi delle materie prime energetiche, +592% per il gas naturale e +77% per il petrolio a marzo 2022 rispetto a marzo 2021, che stanno causando un forte danno per l’Italia, che dipende dall’estero per gli approvvigionamenti (in primis dalla Russia). I rincari riguardano anche il food: a marzo 2022 l’Indice dei prezzi alimentari della FAO ha raggiunto i livelli più alti di sempre.
L’aumento dei costi delle materie prime energetiche e agricole, dei metalli (tra cui l’alluminio), degli input produttivi e dei trasporti unitamente alle difficoltà di approvvigionamento e ai rallentamenti nella logistica stanno mettendo, quindi, a dura prova l’operatività delle imprese italiane, un fenomeno che coinvolge anche le imprese dell’alimentare e delle bevande e i comparti funzionali al settore, ovvero packaging e distribuzione.
Per questo motivo, nel prossimo futuro sul mercato italiano dei soft drink pesano diverse incognite tra incertezza del quadro economico, possibili nuove chiusure per l’Horeca per via del covid e l’entrata in vigore della sugar tax nel 2023.
“Sulla base dell’attuale scenario che vede un rallentamento dell’economia, un’inflazione crescente e una frenata dei consumi, per il 2022 si prevede un lieve calo dei consumi di soft drink (-0,4% rispetto 2021) e poi una lieve ripresa nel 2023-2024 anche se saremo ancora al di sotto dei livelli pre-covid. La contrazione nel 2022 è destinata ad accentuarsi se si ipotizza una ripresa dei contagi dopo l’estate e nuove restrizioni per il canale Horeca nel periodo ottobre-dicembre, nel 2022 si potrebbe assistere ad una contrazione del 2,3% – ha dichiarato Di Faustino –. Con l’introduzione della Sugar Tax i consumi subiranno una forte flessione vista l’elevata sensibilità dei consumatori italiani al fattore prezzo (soprattutto per i consumi domestici): nel complesso, con la Sugar Tax il mercato nel 2023 si dovrebbe contrarre del 12% rispetto al 2022 e di ben il 17% se lo si confronta con lo scenario pre-pandemico”.