Grom: nuovi scenari per il futuro

Un modello di business che dura dal 2003, articolato su più fronti e fondato, in primis, sull'equilibrio degli ingredienti
Grom: nuovi scenari per il futuro

Il profondo cambiamento in atto che ha avuto come protagonista il cibo, la sua percezione e consumo, ha coinvolto anche il mercato del gelato di fascia premium. Inizialmente erano pochi a proporre il cono ‘di gamma’. Oggi sono in parecchi. Tra i precursori però è giusto indicare il duo torinese composto da Guido Martinetti e dall’amico fraterno Federico Grom, autori a partire dal 2003 di quella sfida chiamata Grom. Da subito la coppia di imprenditori ha scelto un modello di business fondato sulla purezza della materia prima, agricola e incontaminata, elevando la qualità media della gelaterie italiana e con lei il consumatore diventato, stagione dopo stagione, più conoscitore del prodotto, esigente e attento al proprio benessere fisico. Un approccio che ha spinto i fondatori di Grom a cercare di fare ancora meglio, perseverando nella ricerca di qualità degli ingredienti. Qualità che oggi sbarca anche in Gdo con una nuova linea che (forse) in futuro potrebbe essere venduta anche in gelateria. Di questo e altro ha parlato Guido Martinetti che, oltre a seguire le attività di marketing e comunicazione di Grom, si occupa in prima persona della selezione delle materie prime curando la ricca varietà di frutta coltivata nella tenuta agricola di Costiglione d’Asti.

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L’interno di una gelateria Grom. Il format è stato inaugurato nel 2003

Guido, facciamo un passo indietro e torniamo al 2003: da allora com’è cambiato il mercato in cui operate?
In maniera profonda e al passo con il processo evolutivo che ha caratterizzato in buona parte il food. L’attenzione dei produttori nei confronti del mondo agricolo è cresciuta e se, inizialmente, riguardava solo il vino, oggi si fa sentire in numerosi segmenti merceologici. Questo fenomeno ha portato il consumatore a essere più rispettoso di se stesso e scrupoloso nei confronti della sua alimentazione, privilegiando ‘etichette pulite’, vale a dire prodotti con meno additivi e sostanze non naturali.

E la qualità ci guadagna…
Certo, anche perché una volta assaggiato il buono nessuno vuole tornare indietro, anzi guarda a qualcosa di ancora migliore. In questi ultimi dieci anni, il consumatore medio ha incrementato molto la sua conoscenza delle materie prime e ce ne accorgiamo quando sceglie il gelato specificando di volere alcuni particolari ingredienti piuttosto che altri.

Qual è l’elemento imprescindibile del vostro gelato?
In primis l’equilibrio, ossia giusto bilanciamento tra gli ingredienti, associati tra loro in maniera armoniosa come se si trattasse di un’orchestra in cui ogni componente svolge un ruolo cruciale. In questo caso il grosso sforzo spetta alla nostra divisione R&S che risponde direttamente a me.

L’eco dell’acquisizione da parte di Unilever non si è spento del tutto. Come rispondete a chi ancora vi critica?
Con una considerazione: sono decenni che il Governo organizza missioni all’estero alla ricerca di aziende disposte a investire capitale nel nostro paese. Ebbene con noi è avvenuto questo. Io e Federico siamo entusiasti di avere al fianco il leader mondiale del gelato.

Forse se si fosse trattato di una multinazionale italiana non si sarebbe fatto tanto rumore…
Non saprei, è comunque difficile trovare ancora oggi delle realtà nostrane con un giro di affari superiore ai 5 miliardi di euro all’anno.

Ferrero fattura il doppio…
In quel caso sarei andato anche in bicicletta a incontrare i responsabili di un’azienda che reputo straordinaria, ma che due anni fa non intendeva procedere ad acquisizioni.

I tre nuovi gusti estivi che troveremo nelle vostre gelaterie?
Proporremo nell’ordine: meringata alla fragola, poi millefoglie al lampone e per chiudere il gusto creato a base di pesche ripiene all’amaretto e gocce di cioccolato.

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A sinistra Guido Martinetti, a destra Federico Grom
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