Food Influencer? Sì, grazie! E tu?

Chi sono i Food Influencer oggi? Una riflessione su come l'Influencer Marketing ha cambiato (e sta cambiando) il mondo del Cibo

Una delle parole del momento è sicuramente “Influencer”Lo conferma il fatto che da circa un anno anche il celebre Zanichelli l’ha accolta tra i suoi vocaboli, sintomo che si tratta ormai di una parola entrata a fare parte dell’uso comune del nostro linguaggio. Ma cosa significa “Influencer”? Per chi ancora non ne fosse al corrente, per “Influencer” si intende una persona a cui è riconosciuta la capacità di influenzare il pensiero di altre persone, orientandone scelte e decisioni. Questa capacità deriva dal fatto che agli Influencer è attribuita una certa autorevolezza e credibilità riguardo specifici temi o ambiti.

Stando a quanto ho scritto finora, qualcuno potrebbe obiettare che il concetto di “Influencer” non è certo recente. La Storia ci ha, infatti, trasmesso molteplici nomi di persone che sono state in grado di influenzare il mondo con le proprie scelte e decisioni. Ciò che è cambiato in tempi più recenti, rendendo il fenomeno Influencer inarrestabile, è l’amplificazione della visibilità degli influencer grazie ai social network. Questo le ha rese persone con un grande seguito online, suscitando l’interesse dei brand. 

Perché oggi le aziende scelgono di collaborare con gli Influencer: uno sguardo all’Italia

La credibilità degli Influencer e la loro capacità di parlare a un numero consistente di utenti online con cui hanno costruito un rapporto di fiducia, ha portato diversi brand a investire in collaborazioni con loro. L’obiettivo? Integrare la propria strategia di comunicazione con un elemento nuovo che potesse arrivare dritto al cuore dei propri consumatori e che fosse allo stesso tempo coerente con i valori di marca. Così nel mondo aziendale si è iniziato a parlare di Influencer Marketing (e se ne parla molto ancora oggi). Secondo il recente “Influencer Marketing Report – 2018” realizzato dallo IED – Istituto Europeo di Design, circa il 64% delle aziende intervistate ha investito in Influencer Marketing in Italia lo scorso anno. Non solo grandi realtà aziendali, ma anche PMI e start up che hanno selezionato gli Influencer in base a diversi criteri. Tra questi spiccano l’affinità con i valori di marca (35%) e la vicinanza al proprio target (19%).

 

 ©️ Marketoonist.com

 

Per tutti questi motivi, sempre più spesso le aziende destinano un budget specifico da investire in attività di Influencer Marketing. Una delle più recenti tendenze, comune a diversi brand, consiste nel coinvolgere Micro e Nano Influencer in questa tipologia di collaborazioni. Si tratta di Influencer che, nonostante / proprio grazie a un numero minore di follower, hanno un rapporto più diretto con i propri seguaci. Tendono a mettersi in gioco di più e conoscono i loro follower più da vicino, proprio perché ci interagiscono più frequentemente rispetto a quanto possano fare le celebrities del mondo social con i propri. Citando Matteo Pogliani, esperto di Influencer Marketing:

“I Micro-Influencer rappresentano il volto
dell’Influencer marketing più vicino e affine
agli utenti. Il loro essere così simili alle
persone a cui si rivolgono li rende affidabili,
familiari, ma soprattutto credibili.
È proprio questa spontaneità e vicinanza a
rendere i loro contenuti più rilevanti, anche
e soprattutto nella fase di valutazione di un
acquisto.

Tutto ciò si traduce nella condivisione di contenuti di maggiore qualità e in un numero maggiore di interazioni generate (forte desiderio dei brand).

Food Influencer: come è cambiato (e sta cambiando) il mondo del cibo grazie all’Influencer Marketing

Il Food è uno dei settori in cui la diffusione di attività di Influencer Marketing è più matura. Uno dei motivi sta nel fatto che quello del cibo è un mondo fortemente visuale (ti ricordi, ne avevo parlato qualche articolo fa in “Avocado mania: come le Instagram Stories hanno contribuito a diffondere i trend food del 2018”). Si presta a essere raccontato per immagini, elemento importante in un contesto comunicativo come quello attuale in cui Instagram è leader indiscusso. Si tratta, infatti, del social network che cresce in media 5 volte di più rispetto alle altre piattaforme social. Recentemente, infatti, è arrivato a contare 1 miliardo di utenti attivi a livello globale. Non a caso, Instagram è il social network più usato dai Food Influencer in Italia, che lo hanno scelto, affiancandolo all’attività editoriale dei loro blog.

Blogmeter ha recentemente stilato la classifica dei 10 Food Influencer più seguiti sui social. Al primo posto c’è Benedetta Rossi, nota Food Blogger che a partire dallo scorso autunno è diventata volto ufficiale di Paneangeli, la marca leader degli ingredienti da pasticceria. Uno dei desideri dei brand, infatti, consiste sempre più nel costruire attorno a sé network di Influencer sostenitori della marca che possano fungere da veri e propri ambasciatori dei suoi valori. Come? Attraverso relazioni – collaborazioni di lungo termine e puntando su un mix di Macro, Micro e Nano Influencer, dove spesso i Micro-influencer possono essere i clienti stessi.

Quando il Food Influencer sei tu: la scelta di The Fork

The Fork ha recentemente avviato un’iniziativa per cui saranno i suoi utenti a diventare protagonisti della comunicazione del brand. A partire dal 26 febbraio, registrandosi gratuitamente a Lovby, chi è registrato su TheFork potrà scattare una foto o registrare un video che racconti la sua esperienza al ristorante e creare un post o una story da condividere sui social inserendo l’hashtag #theforkexperience. I clienti che decideranno di mettersi in gioco, otterranno un reward di 625 lovies per la loro attività di Micro-Influencer (pari al valore di un Buono Amazon da 5 euro) che potranno convertire subito in buoni e-commerce di vario tipo.

Qual è, dunque, il grande valore dell’Influencer Marketing? Tutti gli esempi citati portano a rispondere che il suo vero plus sta nel fatto che, se impostato e sviluppato bene, permette ai brand di portare al centro della propria comunicazione non solo prodotti o servizi, ma le persone. In che modo? Puntando fortemente su una grande emozione: l’empatia.

di Francesca Di Cecio

© Riproduzione riservata