Doppio Malto, fatturato 2022 a 60 milioni

Il fondatore e CEO del gruppo brassicolo conferma la spinta espansiva e per quest’anno prevede un balzo dei ricavi del 140 per cento rispetto al 2021 (chiuso a 25 milioni)
Doppio Malto, fatturato 2022 a 60 milioni

Una crescita tumultuosa, in Italia e in Europa, con una previsione sul 2022 vicina ai 60 milioni di euro di ricavi. 

Dopo l’apertura di Parigi nel quartiere La Défense e quella in zona Porta Romana, a Milano, Doppio Malto ha debuttato a inizio luglio a Legnano (MI) con il locale numero 31. Il marchio prosegue dunque l’espansione nel fuori casa come primo canale per portare al pubblico le birre artigianali nate ad Erba, in provincia di Como, e oggi prodotte soprattutto a Iglesias, in Sardegna. 

Continueremo quest’anno ad aprire nuovi ristoranti in diverse città italiane ed europee – dichiara il fondatore e CEO Giovanni Porcu – che significa valorizzazione del territorio e nuove opportunità di lavoro per tante persone. La squadra punta a crescere sempre di più”.

Debutta a Legnano anche un menu rivisitato in chiave estiva, che prevede tante novità tra cui due burger a base di pesce: da un lato polpo e stracciatella, dall’altro salmone e fior di latte. Due new entry ideali da accompagnare con la nuova birra O Sole Mio, una American Wheat a bassa fermentazione.

Porcu, quali sono gli obiettivi per il 2022 e quali prospettive nel medio termine?

All’inizio dell’anno ci siamo dati come obiettivo di continuare a crescere, come abbiamo fatto, grazie a un piano di sviluppo solido sviluppato nell’anno della pandemia. Oggi stiamo rispettando quell’obiettivo, nonostante la grande difficoltà del momento dovuta all’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia elettrica. Il vero contraccolpo, della pandemia e della guerra in Ucraina che ferisce l’Europa, sta iniziando ad arrivare solo ora.

Quali sono i punti di forza del modello Doppio Malto?

Lo dico spesso e non mi stanco di ripeterlo: il birrificio di Iglesias è per noi un grande orgoglio e soprattutto la dimostrazione che siamo e continuiamo ad essere produttori di buona birra artigianale. 

Prevediamo di chiudere il 2022 con una produzione nel nuovo birrificio in Sardegna di 1,5 milioni di litri e passare a 3,5 milioni di litri entro il 2024. Previsioni supportate dalle innovazioni e dagli investimenti che puntano al miglioramento dell’offerta. Investire, soprattutto in momenti di crisi, è il segreto del successo: da qui il nostro piano di sviluppo.

La vostra rete di locali è il principale canale di distribuzione?

La nostra birra oggi viene distribuita in tutti i locali della catena in Italia e all’estero, nonché nel canale on line, ma guardiamo anche alla gdo, dove stiamo lavorando per arrivare nel 2023. L’horeca invece resta fuori dai nostri orizzonti, quanto meno in Italia. Mentre stiamo dando il via a un piccolo progetto in Spagna, tramite un distributore locale.

Doppio Malto apre nuovi locali, ma come gestisce il “problema” personale che oggi vive il comparto?

Quella del personale è certamente una delle sfide più grandi che abbiamo davanti. La difficoltà nel trovare figure professionali adatte e nel mantenerle è comune a tutti i settori. Stiamo lavorando molto per reclutare figure che possano accompagnare Doppio Malto nella sua crescita e soprattutto nel raccontare chi siamo e che cosa significa lavorare per noi. 

Diciamo che sappiamo di avere la responsabilità di essere attraenti non solo per i nostri clienti, ma anche per i nostri collaboratori e io credo – lo dimostra la storia di crescita di questi anni – che abbiamo tutte le carte in regola per esserlo. Assumiamo circa 600 persone all’anno e il fatto di essere presenti in tutta Italia, in Francia e nel Regno Unito consente ai talenti che attiriamo di crescere in un ambiente solido e vivace. Garantiamo a tutto il nostro staff una formazione teorica e un training on the job nei diversi locali della catena, anche all’estero.

Qual è il format standard su cui lavorate?

Un Doppio Malto si sviluppa agevolmente in location che vanno dai 200 agli 800 metri quadrati. Il format si adatta tanto a retail park e mall quanto a situazioni cittadine. Rispetto all’inizio stiamo iniziando a privilegiare contesti urbani, centrali e non solo, in cui il nostro locale può svilupparsi in maniera visibile e autonoma. Un esempio è il Doppio Malto inaugurato a inizio anno a Milano, in zona Porta Romana: certamente la versione più “downtown” e metropolitana del format, con spazi più intimi, adatto alle coppie più che alle grandi tavolate. Mall e centri commerciali li guardiamo ancora con interesse, purché siano di livello premium. Le aperture di quest’anno saranno prevalentemente a gestione diretta. Poco più della metà dei locali oggi aperti sono in gestione diretta, il resto si divide tra affiliazione e joint venture con noi.

Quanto conta l’identità del locale rispetto alla città che lo ospita?

Ogni locale ha i suoi tratti distintivi. Non c’è un locale uguale all’altro e credo che questo sia molto importante: non è creare spazi fotocopia che rafforza il marchio, ma declinare i nostri valori nei contesti in cui ci troviamo. Quello che tutti hanno in comune, infatti, il loro dna, è l’essere un posto felice in cui ogni cliente può assaporare i nostri piatti e le nostre birre e, soprattutto, vivere un momento di svago e felicità.

Il 2022 non è stato, finora, un anno facile. Quali proiezioni per il gruppo Doppio Malto?

Se consideriamo tutto l’ecosistema (birrifici e locali) nel 2022 il giro d’affari, grazie anche al piano di sviluppo che non si è interrotto nonostante il Covid, supererà i 60 milioni, contro i 25 milioni del 2021.

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