Casa Vicina, 120 anni e non sentirli

Famiglia, tradizione piemontese e canavesana, creatività: questi i pilastri sui quali la famiglia Vicina ha fondato, nel 1902, il proprio stile di cucina e grazie ai quali si è sempre contraddistinta nel panorama della ristorazione in Italia
Casa Vicina, 120 anni e non sentirli

Era il 1902 quando Pietro Vicina Mazzaretto apre la sua prima locanda con cambio dei cavalli a Ivrea. Passano gli anni e a Pietro succede il figlio Alessandro che porta avanti l’attività con la moglie Amelia, nel ruolo di cuoca oltre che di madre di quattro figli ai quali trasmette il suo amore per la cucina. Con il figlio Roberto il ristorante passa in mano alla terza generazione diventando un punto di riferimento per la gente di Ivrea e del Canavese.

Roberto e la moglie Bruna hanno grandi progetti e spirito imprenditoriale tanto che nel 1968 aprono il ristorante “La Gria”, dedicato alle specialità alla griglia e allo spiedo, a Borgofranco d’Ivrea e nel 1980 si lanciano in un nuovo progetto: il ristorante “Casa Vicina”.

La loro passione per la cucina coinvolge ben presto due dei quattro figli Stefano e Claudio che con Anna (moglie di Claudio) prendono le redini del ristorante nel 2003. Nello stesso anno il ristorante si trasferisce a Torino e, a gennaio 2007, si sposta all’interno di Eataly Lingotto a Torino. A dicembre 2020 si apre una nuova sfida con il trasferimento al terzo piano del Green Retail Park “Green Pea”.

Nel corso degli anni, oltre alla stella Michelin, il ristorante Casa Vicina ha ottenuto 2 forchette nella guida Gambero Rosso, 3 cappelli per L’Espresso e 3 forchette in quella Michelin.
“Forse 120 anni di storia – dice Claudio Vicina – sono un unicum nel mondo della ristorazione. Non so se ci sono altri casi come il nostro. In 120 anni, in quattro generazioni, siamo passati da locanda, a ristoro a ristorante stellato con un fil rouge che collega tutto: la passione per questo lavoro”.

UN’IMPRESA DI FAMIGLIA

Mentre la quarta generazione di Vicina festeggia la storia della famiglia, la quinta (le figlie di Claudio e Anna con i rispettivi mariti) già mettono le basi per i prossimi compleanni.
Infatti, oggi, su undici persone che lavorano al ristorante ben sette fanno parte della famiglia. Questo, se da un lato mette l’impresa al riparo delle problematiche legate al reperimento personale, dall’altro si è rivelato di difficile gestione durante il periodo di lockdown.

“Noi siamo sette persone di famiglia – continua Claudio – su undici addetti, quindi la mancanza di personale non ci tocca tanto. Ci ha toccato di più durante il lockdown perché avevamo sette stipendi fermi. In generale il nostro organico cresce con noi ed è con noi da sempre. Il mio secondo, per esempio, mi affianca da 13 anni; quindi, è come se fosse un altro membro della famiglia. Gli altri sono qui da tre anni. Hanno cominciato come apprendistato e sono cresciuti con noi. Quando abbiamo picchi di lavoro ci organizziamo con personale a chiamata. In quel frangente abbiamo visto che la problematica non è inerente solo al personale ma anche alla qualità. Quindi, a volte, preferiamo rinunciare a un tavolo che avere personale non in linea con il nostro standard di servizio”.

Cri Cri al cucchiaio

STELLE DEMOCRATICHE

Quello che rende Casa Vicina differente dalla maggior parte degli stellati è che, al di là del nome, quando si entra ci si sente veramente a casa. Il ristorante è “democratico” perché è aperto a tutti, i bambini sono i benvenuti, e per i prezzi: con 100 euro è possibile godere del menù degustazione completo.

“Certo – continua Vicina – un ristorante stellato ha tanti costi e così, negli ultimi anni, per venire incontro alle mutate possibilità economiche degli italiani abbiamo studiato delle strategie per non alzare i prezzi. Abbiamo abbattuto i costi di gestione con degli accorgimenti semplici. Seguendo il trend abbiamo tolto le tovaglie con tutti i costi di gestione che ne conseguono e abbiamo optato per uno stile informale chic con i tavoli a vista. Certo c’è stato l’investimento iniziale per l’acquisto di arredi di design ma nel quotidiano questa scelta ci permette un risparmio che impieghiamo per mantenere dei prezzi abbordabili per tutti”.

Per quanto riguarda la cucina, la parola d’ordine è “non spreco”. “Anche in tema di controllo degli sprechi – conclude Vicina – essere una famiglia è vincente. Perché noi mangiamo in ristorante e quindi abbiamo una cucina a “spreco zero”. Negli ultimi anni abbiamo limato i nostri guadagni per riuscire a mantenere inalterati qualità e prezzi. Perché se abbassi la qualità la gente lo percepisce e, soprattutto, se c’è la crisi non può essere il cliente a pagarne il prezzo”.

L’opera di Ugo Nespolo per il 120esimo anniversario di Casa Vicina

PIÙ CHE UN DELIVERY, UNA COCCOLA

Il periodo di lockdown ha toccato in maniera pesante i progetti di Casa Vicina. Pochi mesi prima della seconda chiusura il ristorante aveva lasciato Eataly Lingotto per spostarsi nei nuovissimi spazi di Green Pea. “Il trasloco a Green Pea – spiega Stefano Vicina – prevedeva una serie di iniziative che, causa Covid, sono state ritardate di un anno con tutto quello ne consegue come ritorno di investimenti già effettuati. Ma non ci siamo lasciati sconfortare dai risultati non arrivati. Per tutto il periodo del lockdown abbiamo abitato nel ristorante per essere sempre pronti. Devo dire che il delivery è stato per noi un grande successo. Vivendo nel ristorante anche una richiesta minima di servizio l’abbiamo potuta soddisfare. Tutt’oggi stiamo portando avanti sia il delivery sia il take away ma con qualche accorgimento. Adesso non è più una necessità bensì una comodità, una coccola in più che offriamo ai nostri clienti”.

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