Usa, più valore a un take away sostenibile

Secondo uno studio della piattaforma Deliverect il 43% dei clienti di ristoranti è disposto a pagare di più per formule green. Il 47% modificherebbe le scelte del menù per ridurre l’impatto sull’ambiente. Il 56% chiede più trasparenza sull’impronta ecologica dei prodotti. E i brand si adeguano
Usa, più valore a un take away sostenibile

L’interesse dei consumatori per la sostenibilità si conferma una tendenza in crescita. Esploso durante la pandemia, ha trovato nuova linfa nei numerosi studi che hanno dimostrato il ruolo fondamentale giocato dai cambiamenti climatici nella trasmissione del virus. Le modifiche all’ecosistema determinano la modalità con cui ci relazioniamo alle altre specie sulla Terra, con conseguenze importanti sulla salute e sul rischio di contrarre infezioni potenzialmente mortali.

E anche se la maggior parte dei consumatori negli Stati Uniti (65%) ritiene che mangiare sostenibile sia più costoso, il 47% prenderebbe in considerazione di modificare ciò che ordina dal menu per ridurre l’impatto sull’ambiente.

È quanto emerge da uno studio realizzato da Deliverect, piattaforma di integrazione di ordini fisici e digitali, i cui dettagli vengono ripresi in un articolo a firma di Alicia Kelso su Restaurant Dive.

Nuove generazioni green

A destare la maggiore preoccupazione negli utenti sono i rifiuti alimentari e i materiali usati per i packaging. Il 73% dei consumatori vorrebbe porzioni più ridotte, per evitare gli sprechi, mentre il 68% crede che i ristoranti dovrebbero attivare processi di riduzione degli scarti. La maggior parte dei consumatori (54%) preferisce ordinare da ristoranti che non usano imballaggi in eccesso per la consegna, mentre il 56% darebbe la propria preferenza a chi usa pack ecologici.

Un recente studio di Simon-Kucher & Partners conferma che sono i consumatori più giovani, in particolare, a orientare il loro comportamento d’acquisto verso le aziende sostenibili e che, a livello demografico, il 60% dei consumatori globali considera la sostenibilità un criterio d’acquisto primario.

Iniziative eco-friendly delle catene

I clienti sono attivamente alla ricerca di ristoranti più sostenibili, come evidenziato dai dati di Yelp che mostrano che le ricerche di termini come “concept plant based” sono balzate del 56% dal 2018 al 2021, mentre quelle di “ricarica per veicoli elettrici” sono aumentate in media del 41% ogni anno. Al punto che Yelp ha aggiunto nuovi strumenti di ricerca, così da identificare più in fretta i ristoranti eco-friendly.

Le catene di ristoranti stanno rispondendo a questo cambiamento di mentalità dei consumatori rendendo le loro proposte più ecofriendly. Starbucks, per esempio, sta progettando di eliminare gradualmente i bicchieri usa e getta, mentre Tim Hortons, fast food canadese, ha lanciato un programma di riutilizzo delle confezioni per le bevande.

Altre catene, tra cui McDonald’s, Burger King, Wendy’s e ChickfilA, hanno iniziato a eliminare gradualmente le PFAS presenti nei loro imballaggi, le sostanze perfluoro-alchiliche che non possono decomporsi nell’ambiente, mentre Taco Bell sta lavorando a imballaggi più riciclabili.
Chipotle ha recentemente lanciato un test per far sì che le etichette RFID monitorino con maggiore attenzione la catena di approvvigionamento e, potenzialmente, riducano i rifiuti.

Un impegno doveroso

Gli sforzi per la riduzione dei rifiuti alimentari non sono solo una mossa per conquistare i consumatori sempre più eco-consapevoli, ma possono anche essere di aiuto ai gestori delle insegne, dato che i prezzi delle materie stanno toccando i massimi negli ultimi 40 anni e ogni possibilità di risparmio è benvenuta.

Gli impegni di sostenibilità da parte delle grandi catene si stanno estendendo oltre l’imballaggio: Yum Brands, per esempio, si è impegnata a gestire più di mille ristoranti con fonti di energia rinnovabile entro la fine del 2022.

Panera Bread, invece, ha deciso di rendere esplicita la carbon footprint di ogni voce del menu, e il Ceo Niren Chaudhary ha dichiarato al New York Times: «Quasi il 30% di tutte le emissioni di gas serra proviene dal cibo, dunque per noi è doveroso fare qualcosa al riguardo».

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